"Vuelle, noi siamo qui per fare squadra"

Presentati ieri Kravic e Charalampopoulos all’IperConad: "Abbiamo trovato un gruppo fantastico, l’alchimia farà la differenza"

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Hanno due storie molto diverse i giocatori che ieri la Vuelle ha scelto di presentare insieme all’Iper Conad, tra un allenamento e l’altro. Dejan Kravic è serbo, nato a Mostar, ma emigrato con la sua famiglia in Canada quando aveva solo 4 anni per sfuggire al conflitto scoppiato nei Balcani: "Non è stato facile, i miei erano insegnanti e hanno dovuto lasciare tutto, ma insieme a noi c’erano altre famiglie serbe: quei bambini sono ancora oggi i miei migliori amici" racconta questo gigante dallo sguardo gentile, sbocciato poi al college di Texas Tech. Vasilis Charalampopoulos è greco, quel cognome complicato è la sua condanna, ma forse gli pesa di più essere stato considerato un astro nascente a soli 18 anni, quando il Panathinaikos lo utilizzava già in Eurolega: "Non tutto è andato come volevo nella mia carriera finora – dice il 25enne di Eracleo – ma il passato ormai non conta più, così come quello che è successo la stagione scorsa alla Fortitudo. Spero che questa sia una buona opportunità per un rilancio, le premesse sono ideali: è la prima volta che capito in una squadra dove nessuno porta dei problemi ma solo collaborazione, un gruppo di gran belle persone". Entrambi hanno un idolo che è stato una stella nella Nba: ‘Chara’ veste il n.33 in onore di Larry Bird, mentre Kravic è cresciuto studiando i video di Vlade Divac. Entrambi, però, concordano sul fatto che non basta avere una star in squadra per essere vincenti, come hanno dimostrato finora gli Europei con le eliminazioni della Serbia di Jokic e della Grecia di Antetokounmpo: "Le Nazionali hanno dinamiche diverse da una squadra di club – sottolinea il greco – ma la situazione ideale è quando ciascuno conosce il proprio ruolo, allora tutto funziona e questo è un grande aiuto per vincere le partite". Mentre Dejan scuote la testa sorridendo: "Non voglio parlare di Italia-Serbia". Nonostante sia cresciuto negli Stati Uniti, si considera profondamente europeo: "Il nostro stile di gioco mi piace di più, mentre oltre oceano, specie in Nba, tutto si basa sull’uno contro uno". Per il pivot è stato istruttivo pure l’aver giocato a calcio da ragazzino: "Mi piaceva dribblare l’avversario e così continuo a fare con la palla da basket in mano: provare ad aggirare l’ostacolo anziché schiantarcisi contro". Hanno scelto Pesaro con entusiasmo, specialmente Vasilis, che si è innamorato del nostro paese: "Dopo le esperienze di Venezia e Bologna volevo rimanere in Italia – spiega l’ala – anche perché ritengo il vostro un campionato di alto livello. Pesaro me ne ha dato l’opportunità e non ci ho pensato un secondo". Anche Kravic era passato anni fa da Bologna, ma sulla sponda Virtus: "Una bella esperienza. Conoscevo Repesa e sicuramente avere un coach di questo livello è stato un punto a favore, poi ho sentito che la società mi aveva scelto e voluto veramente e la cosa mi ha gratificato". Charalampopoulos chiude con un appello ai tifosi prima di concedersi ai selfie che gli chiedono i bambini presenti: "Spero che il pubblico di Pesaro possa appassionarsi a questa squadra e venga numeroso al palasport, mi piace giocare in una bella atmosfera".

Elisabetta Ferri