"Vuelle, ripagheremo la fiducia sugli italiani"

Visconti e Mazzola carichi per la nuova avventura: "Qui un progetto per crescere, convinceremo il club che il quinto straniero non serve"

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Hanno la faccia giusta i due nuovi acquisti italiani della Vuelle: quella di chi vuole crescere, Visconti, e quella di chi cerca nuovi stimoli, Mazzola. Il primo non si sente più giovanissimo, ma sa di avere ancora enormi margini di miglioramento, il secondo non si sente ancora vecchio ed è pronto a dimostrarlo.

"Sono molto orgoglioso per questa opportunità dopo i primi due anni veri giocati in serie A con Brindisi - dice Visconti, classe ’98, torinese -. Ho lavorato tutta l’estate per farmi trovare pronto al raduno. Repesa mi ha messo in testa dei pallini a cui non avevo mai pensato, quando mi ha chiamato aveva già chiari gli aspetti su cui dovevo migliorare, mi ha stupito e messo addosso una gran voglia. Quando ti richiama perché hai fatto un errore non è per svilirti ma per spiegarti e fa tutta la differenza del mondo".

Mazzola, nativo di Ferrara, 34 anni, racconta l’approccio con la Vuelle: "Sono qua per la chiamata di Repesa: Valerio, ti voglio nella mia squadra, mi ha detto. Io avevo bisogno di nuovi stimoli e nuove emozioni dopo quattro anni a Venezia, ho parlato con giocatori che son passati di qua e tutti mi hanno detto un gran bene di Pesaro e del club e ci ho messo poco ad accettare. Nella mia carriera qualcosa ho vinto, ma credo che i più bei successi sono quelli che devono arrivare".

I contratti biennali e il fatto che la società abbia puntato su di loro rinunciando ad uno straniero è una forte motivazione. "Ho sentito che c’era un progetto e a 34 anni non mi sento vecchio - dice l’ex Reyer - è stato formato un gruppo che ha attitudine a crescere insieme e la responsabilità che ci hanno dato ci regala belle sensazioni". Sensazioni condivise dal compagno più giovane: "Dev’essere uno stimolo a tirare fuori il meglio di noi in modo che la società non abbia bisogno di prendere il quinto straniero. Quanto a me, voglio avere più consapevolezza di me stesso, non aspettare più la palla per il tiro ma creare per me e per gli altri e diventare un difensore migliore". Anche Mazzola vuole dare di più rispetto al recente passato: "Negli ultimi anni mi sono ritagliato un ruolo di specialista, ma era un’altra situazione ed era quello che mi chiedevano. Ora ho voglia di riaprire il ventaglio a 360°".

I numeri di maglia che hanno scelto hanno un significato preciso: "Avevo l’8, il mio giorno di nascita - dice Riccardo - ma quando a 17 anni mi sono trasferito a Venezia ho sentito che dovevo cambiare qualcosa e ho preso il 9, che era il numero di mia sorella in Nazionale: non lo lascio più". Mazzola gli dà addirittura un taglio psicologico: "Nella Smorfia il 22 è il numero dei pazzi, io sono un tipo tranquillo, senza tatuaggi e in campo vorrei tirare fuori la mia parte folle, poi è bello esteticamente sulla canotta".

Sanno bene di essere arrivati in una piazza calda ma non hanno paura della pressione: "Anche a Brindisi la passione è tanta, poi le nostre tifoserie erano pure gemellate. Può essere un’arma a doppio taglio perché quando le cose vanno male il clima può diventare una zavorra per il giocatore, ma pensiamo positivo: sarà una grande stagione".

Elisabetta Ferri