Pietro Genovese torna libero, nel 2019 investì e uccise Gaia e Camilla

Caduto l’obbligo di dimora, il tribunale di Sorveglianza dovrà decidere cone far scontare al giovane il residuo della pena di 3 anni e 7 mesi. La famiglia di Camilla: "Il tribunale valuti con rigore"

Pietro Genovese torna libero, investì Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli nel 2019

Pietro Genovese torna libero, investì Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli nel 2019

Roma, 21 ottobre 2021 - É stato revocato l'obbligo di dimora che era stato imposto a Pietro Genovese, il ventenne che la notte del 21 dicembre del 2019 investì e uccise due ragazze e di 16 anni, Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli in corso Francia a Roma. La Corte d'appello di Roma ha revocato oggi l'obbligo di dimora per Genovese. Il giovane deve attendere adesso la decisione del Tribunale di sorveglianza sulle modalità con cui dovrà scontare il residuo pena. Genovese, in appello, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per omicidio stradale plurimo e deve scontare ancora 3 anni e 7 mesi. Morte investite a Roma, il giudice: "Genovese mandava sms al volante"

Lo schianto mortale

Era la notte tra il 21 e il 22 dicembre del 2019, quando le due studentesse sedicenni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli  sono state investite da un'auto mentre attraversavano corso Francia. L'impatto è stato violentissimo ed è costato la vita ad entrambe. Due vite spezzate, due giovanissime vite interrotte per sempre. Sogni, speranze, passioni, desideri: tutto cancellato da quell'auto in quella fredda notte di dicembre. Al volante di quel Suv c'era Pietro Genovese, oggi ventiduenne, figlio del regista Paolo Genovese. 

Omicidio stradale, docu-serie 'Morte a corso Francia: l'ultima notte di Gaia e Camilla'

Il dolore della famiglia di Camilla 

"La famiglia Romagnoli, ancora affranta dal dolore, preso atto con doveroso rispetto della decisione della Corte d'Appello, si augura soltanto che il Tribunale di Sorveglianza valuti con serenità, serietà e rigore l'istanza di affidamento al servizio sociale allargato che proporrà il condannato". Lo affermano, tramite il legale Cesare Piraino, i familiari di Camilla Romagnoli. Il tribunale di Sorveglianza è chiamato a valutare «il gravoso problema se il condannato, che dovrebbe espiare ancora poco meno di quattro anni di reclusione, abbia serbato un comportamento tale da consentire il giudizio che l'affidamento in prova , eventualmente da concedere, contribuisca alla rieducazione del reo e assicuri la prevenzione del pericolo che egli commetta altri reati», concludono i familiari.