Bologna, 26 maggio 2013 - "Se anche vince A, vado avanti". Il sindaco, Virginio Merola, ha già annunciato la linea dura: il Comune continuerà a onorare la convenzione con le scuole materne paritarie private. Quindi, a destinare loro un milione di euro l’anno. Ma, afferma il sociologo Ivo Colozzi — sostenitore del quesito B, pro convenzione — , "è ovvio che se il risultato sarà clamorosamente a favore della A, sarà difficile che il sindaco possa, politicamente, non tenerne conto".

Nel Pd, c’è chi prova a fare qualche conto. Secondo un dirigente di via Rivani, "se voteranno fino a 70mila elettori, un’eventuale vittoria della A sarebbe abbastanza stretta". Viceversa, se si superassero i 100mila elettori — vedi il referendum per l’acqua pubblica, che nel 2011 vide votare circa 170mila bolognesi (65%) — "l’eventuale successo della A assumerebbe proporzioni difficili da ignorare".

In gioco, oltre al milione di euro, ci sono anche gli equilibri interni al centrosinistra. Da una parte, il Pd si schiera compatto per il quesito B; dall’altra si trova Sel (alleato in giunta e in consiglio comunale). Nelle settimane scorse si è rischiata la rottura. Si vedrà se la tregua firmata giorni fa terrà alla prova del post referendum.

L’economista Stefano Zamagni, uno dei leader del comitato per il B, "Vince la B. E se, in subordine, vince la A, sarà di strettissima misura. I referendari non vedranno realizzata la loro strategia, che era quella di stravincere almeno col 75%". Pessimista sull’affluenza Alessandro Alberani, segretario della Cisl: "Per me non arriverà al 20%. Il risultato? Sarà un testa a testa".

Alle politiche di febbraio, in città votò l’80% degli aventi diritto. Solo un referendum, nella storia cittadina, ha avuto più successo: quello del 1984, sulla chiusura al traffico del centro storico. Si sfiorò il 90%, grazie però al traino del concomitante voto per le elezioni europee.

Altri referendum furono un flop. Nel 1997, chiamati a esprimersi sulla privatizzazione delle farmacie comunali e sul progetto di nuova stazione dell’architetto Ricardo Bofill, i bolognesi risposero fiaccamente: in tre giorni, votò solo il 36% degli aventi diritto.

Fra i sostenitori del quesito B, Gianluca Galletti, sottosegretario all’Istruzione, avverte ai microfoni di Radio Vaticana: "L’affluenza sarà determinante. Temo che, se dovesse prevalere l’opzione A, la battaglia ideologica portata avanti dai promotori del referendum potrebbe trovare sponda anche in altri Comuni". Farà di tutto per riuscire a votare anche Romano Prodi. L’ex premier, in Etiopia per l’Onu, dovrebbe riuscire a rientrare in tarda serata. Si vota dalle 8 alle 22. Lo scrutinio è immediato, ma il risultato è atteso non prima della mezzanotte.

Luca Orsi