Bonaccini e la corsa alla segreteria Pd: "Se vinco, cambiamo insieme il partito"

Il presidente dell’Emilia Romagna e candidato alla guida dei Dem all’Hotel Baia Flaminia di Pesaro. Dal lavoro alla sanità: ecco le sue proposte. E sul partito: "Certe volte sembriamo marziani"

Stefano Bonaccini a Pesaro

Stefano Bonaccini a Pesaro

Pesaro, 17 gennaio 2023 - Per Stefano Bonaccini, la sala congressi dell’Hotel Baia Flaminia di Pesaro, ieri sera era piena. Ad attendere il candidato alla segreteria nazionale Pd c’erano almeno 250 persone: attivisti, militanti, simpatizzanti e curiosi pronti a lasciarsi sedurre dall’uomo che punta sui territori, sulla forza della prossimità in politica. Monica Scaramucci, presidente provinciale Pd, anticipando sul palco il discorso di benvenuto fatto dal sindaco Matteo Ricci, ha sottolineato la partecipazione ampia, ma anche significativa. "Siamo in tanti, qui stasera – ha detto Scaramucci – Tra noi c’è anche Alessia Morani, la quale nonostante le ultime vicende è qui con noi e questo ci lascia sperare per il futuro di un partito unito".

Con Bonaccini in leggero ritardo e con la fretta di chiudere una giornata lunghissima, Andrea Salvatori da Villa Fastiggi, a cui è toccato l’onore di aprire la serata, in pochissimo ha lasciato il testimone agli oratori, tra applausi convinti. Idem Matteo Ricci. Il sindaco di Pesaro ha scaldato la platea, in attesa del discorso più atteso: "Bonaccini è la guida più forte – ha detto Ricci – autorevole e dinamica che il Partito Democratico possa avere. Grazie per quello che sta facendo in giro per l’Italia progressista. Il 26 febbraio possiamo ripartire attraverso la partecipazione e la nostra identità. Dobbiamo rappresentare chi soffre, i lavoratori e chi rischia per creare lavoro e coloro che si battono per salvare pianeta".

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In perfetta sintonia con Bonaccini il quale al centro del suo discorso ha messo il lavoro con temi come il salario minimo; la sanità con la proposta di togliere il numero chiuso alla facoltà di medicina, e l’ambiente. Ma anche la forma che avrà il partito qualora vincesse la segreteria. Non rottamerà nessuno, ma farà la rivoluzione: cambierà la classe dirigente.

Concetto ribadito ai giornalisti che gli hanno chiesto se due commissari per il Pd Marche (prima Matteo Mauri, poi Alberto Losacco) non fossero un po’ troppi. "Io credo – ha detto Bonaccini – che ci sia bisogno di un partito che funzioni. I commissari ci devono essere in casi eccezionali per confermare la regola. Io faccio questa corsa per vedere chi riuscirà a guidare questo partito. Speriamo di portare più gente possibile alle primarie: sarà una grande festa della democrazia. Se diventerò segretario un po’ di cose le dobbiamo cambiare: mai più sei mesi per un congresso. Sembriamo marziani rispetto alla gente normale; mai più candidati scelti in quattro in una stanza a Roma e non attraverso il consenso dei nostri elettori. Al prossimo giro, se sarò segretario, per scegliere i candidati in Parlamento userò lo strumento delle primarie. Così se sbagliamo, sbagliamo tutti insieme".