Crisi di Governo e Conte Ter: Bonaccini ha pochi dubbi. E di Renzi non si fida

Il presidente della Regione Emilia Romagna tifa per il reincarico: “Ma servono un aggiustamento della squadra e una maggioranza più larga”

Bonaccini e Renzi quando erano compagni di partito (FotoSchicchi)

Bonaccini e Renzi quando erano compagni di partito (FotoSchicchi)

Bologna, 28 gennaio 2021 – Se Stefano Bonaccini risiedesse al Quirinale invece che in viale Aldo Moro, a Bologna, la soluzione a questa crisi di Governo ci sarebbe già: assegnerebbe nuovamente l'incarico di formare l'Esecutivo a Giuseppe Conte spingendo Matteo Renzi sui passi del figliol prodigo.

Fin qui la proposta del presidente della Regione Emilia Romagna avanzata oggi alla trasmissione 'L'Aria che tira', su La7, non è poi così diversa dalla posizione del suo partito, il Pd. Ma Bonaccini tiene a sottolineare due aspetti, tutt'altro che trascurabili: “Servono un aggiustamento della squadra di Governo e una maggioranza più larga”, onde evitare che l'Esecutivo “sia ostaggio dei ricatti quotidiani”.

Il che significa due cose. Il governatore ritiene inadeguati alcuni ministri uscenti. E non si fida di Renzi. "Le sfide che abbiamo davanti penso che richiedano una squadra più robusta di quella attuale – precisa in tv -. Non servono tanti cambiamenti, ma serve formare un gruppo che abbia una autorevolezza data dalla storia individuale e personale fatta di competenze". Difficile che si riferisca a qualche compagno democrat, più facile che metta nel mirino la delegazione del Movimento 5 Stelle.

Quanto al leader d'Italia Viva, dice: "Il problema non è la fiducia individuale. Il problema è che Renzi metta a disposizione i numeri parlamentari per un Governo che possa essere stabile e non risenta di quello che è accaduto, sul quale Renzi ha una responsabilità. Ho detto che lui ha sbagliato. Mi auguro che sostenga il governo Conte ter".

Del resto, avverte il governatore, "con la matematica c'è poco da fare. Se vuoi fare un Governo con le forze europeiste, è normale partire dalla maggioranza che hai e provare ad allargare, perché sarebbe cosa buona e giusta nel momento in cui abbiamo bisogno di un Governo che non navighi a vista con la conta parlamentare, col rischio di cadere ogni settimana, ma che provi ad arrivare a fine legislatura". Secondo Bonaccini, dunque, "che si parta da Conte è assolutamente giusto e naturale, perché comunque ha un consenso nel Paese non banale, è il presidente del Consiglio in carica e la crisi non l'ha scatenata lui né il Pd".

Poi il presidente della Conferenza delle Regioni forse getta un sasso dall'altra parte della barricata. Un messaggio a Forza Italia? Chissà: "Il tema dell'ancoraggio all'Europa è fondamentale, io avrei apprezzato anche che qualcuno che non vuol fare parte del Governo, convinto europeista, ci riflettesse. Se non c'era questo Governo, che può avere mille difetti, i 209 miliardi di euro del Recovery Fund non arrivavano. Oggi c'è una grandissima opportunità davanti a noi e per questo serve una squadra di grande qualità". Magari tra le righe si può leggere l'idea della cosiddetta maggioranza Ursula (dal nome della Von der Leyen, la presidente della Commissione europea eletta con i voti di Popolari e Socialisti), evocata nei mesi scorsi da Romano Prodi.

Anche perché di elezioni Bonaccini non ne vuole sentir parlare. "Capisco Salvini e Meloni, per il ruolo che ricoprono – afferma -, ma io sento tanti cittadini, anche che hanno votato a destra, che dicono che le elezioni non le vogliono e non servono a nulla. Quindi serve un grande senso di responsabilità". Tra pandemia, crisi economica, campagna vaccinale e Recovery fund da gestire, insomma, "abbiamo bisogno di un Governo - insiste Bonaccini - non è un problema di appartenenza politica, ma di fare il bene del Paese".