Mercoledì 24 Aprile 2024

Cdm oggi, Draghi chiama i ministri d'urgenza: cosa succede

Il premier serra le fila per sbloccare le riforme incagliate. Tensioni nella maggioranza

Mario Draghi (Ansa)

Mario Draghi (Ansa)

Roma, 19 maggio 2022 - Nervi scoperti in maggioranza. E Draghi serra le fila: Cdm lampo convocato senza preavviso oggi, per "comunicazioni del presidente del Consiglio".  Una mossa che ha sorpreso anche i ministri. Sul tavolo c'erano le riforme incagliate. Fra tutte il Ddl Concorrenza e le norme sulle concessioni balneari. Misure su cui manca ancora l'accordo tra i partiti. "Nessuna ramanzina o strigliata", assicurano i ministri all'uscita dal Cdm, durato non più di una decina di minuti. Draghi ha messo i suoi di fronte alla responsabilità di procedere con rapidità all'approvazione dei provvedimenti che rappresentano il passaggio fondamentale per attuare il Pnrr. Bisogna chiudere entro maggio o rischiamo di perdere i fondi, l'aut aut del premier. Che ha preteso di prevedere la questione di fiducia, qualora non si arrivasse a un'intesa. E se così non sarà, verrà posta sul testo base. I ministri hanno autorizzato la fiducia, qualora le circostanze lo rendessero necessario. Una prova di forza del presidente del Consiglio che non vuole arretrare di fronte a scenari di crisi di governo. Ma che, anzi, è deciso a prendere di petto la sua maggioranza.

Le tensioni in maggioranza

Non sono stati giorni facili per Mario Draghi. Con il Movimento 5 Stelle in prima linea a sparare sul governo. Prima l'elezione di Stefania Craxi alla commisione Esteri in Senato, uno sgarbo ai pentastellati e un punto segnato per il centrodestra (Fd'I compresa). Conte ha trovato nel premier il primo responsabile per la tensione venutasi a creare. Poi il monito di Letta: "Attenti che il treno deraglia".  Di stamattina le ulteriori tensioni sull'invio di nuove armi all'Ucraina. Un punto su cui il M5s aveva già minacciato il presidente del Consiglio. E su cui ora si fa sentire anche la Lega.

Il nodo armi

Nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi con la premier finlandese Marin di ieri, Draghi non ha escluso ulteriori forniture da parte dell'Italia. A precisa domanda ha risposto: "Vogliamo aiutare l'Ucraina a difendersi - dice -. Lo abbiamo fatto in passato e lo faremo quando necessario. Nella difesa dell'Ucraina gli europei sono tutti insieme, siamo membri leali dell'Unione". Parole che oggi hanno innescato la reazione di Matteo Salvini e Giuseppe Conte, in una rinnovata asse Lega-M5s. E nel mirino gialloverde è finito proprio il premier. I pentastellati sono in pressing per chiedere che il Parlamento si esprima nuovamente sull'invio delle armi a Kiev. Ma le altre forze politiche, Fratelli d'Italia compresa, stanno con Draghi e hanno espresso approvazione per le parole del presidente del Consiglio.

Salvini

"Qualcuno in quest'aula parla di inviare altre armi, io non ci sto. Noi siamo assolutamente e orgogliosamente ancorati ai valori, ai diritti conquistati in Occidente, stiamo con la democrazia, mai con la guerra ma con i popoli e mai con gli aggressori". Salvini non alza i toni, ma è netto nel suo intervento in Senato. Si rivolge direttamente al premier: "Grazie per le parole di pace, sia a Washington che oggi in aula condivise da tutti spero". Ma "ci sono tonnellate di grano fermo, 200 milioni di cittadini africani rischiano di morire, se non si sblocca l'invio del grano e non si semina, chieda lei lo sblocco delle navi", incalza. "Provi a chiedere a Mosca di ritirare la candidatura per Expo e di darla a Odessa", aggiunge.

Conte

Insiste nel chiedere a Draghi un nuovo passaggio in Parlamento il Movimento 5 Stelle.  Sull'Ucraina "c'è una risoluzione, lo ha detto anche Draghi", premette il leader pentastellato Giuseppe Conte. Ma" è stata votata a inizio guerra ed è giusto vada aggiornata, è giusto che il Parlamento si possa anche misurare su una nuova convergenza che rafforzi anche il governo". Per Conte quella di Draghi è stata "un'informativa doverosa, a 3 mesi dallo scoppio della guerra", rispetto alla quale "stiamo chiedendo e chiediamo il confronto sia costante". Sull'invio di nuove armi l'ex premier è glaciale: "La nostra posizione è nota: abbiamo già dato".