Draghi-Conte, i retroscena dello scontro e la frittata di Grillo

Scontro durissimo sulle presunte pressioni di Draghi per cacciare il capo politico dei 5Stelle, Mattarella lo riceve e gli chiede di evitare scossoni al governo. Nel Movimento cresce la rivolta

Roma, 30 giugno 2022 - La giornata è talmente drammatica e ad alta tensione, che Giuseppe Conte la finisce al Colle, a colloquio con il Capo dello Stato, Mattarella, per riferirgli della "gravità della situazione", pur assicurandogli di non voler far uscire dal governo i 5Stelle. Mattarella avrebbe compreso la gravità del momento ma chiesto a Conte di non dare luogo a colpi avventati, perché la solidità del governo, in questa fase politica così drammatica, a livello internazionale, è cruciale.

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Conte, insomma, ci va giù pesantissimo, al punto da salire al Colle, ma anche direttamente con Draghi: "Caro Mario, il tuo governo e il Movimento, non tu ed io, per carità, abbiamo un problema politico. Con tutti questi sgambetti siete voi che ci buttate fuori dal governo, non siamo noi a uscirne". Poi, a sera, riferisce ai suoi: gliene ho dette quattro. Una telefonata cortese nella forma, ma gelida nella sostanza, quella intercorsa tra i due che dovevano ‘chiarirsi’ e si vedranno. Ne usciranno scintille, ma questo riguarda il domani.

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Urge invece tornare al mattino quando l’ex premier convoca la stampa nella sede del Movimento e, dopo aver letto i giornali (cioè l’intervista al sociologo Domenico De Masi sul Fatto quotidiano che aveva rivelato: "il premier scrive spesso a Grillo e gli ha chiesto più volte di rimuovere Conte perché lo giudica inadeguato") sillaba: "L’intervento di Draghi è molto grave, sono sconcertato". Poi, però, novello Churchill, assicura: "Il nostro atteggiamento leale e costruttivo verso il governo non cambia". Se la prende, ovviamente, con le "manovre di Palazzo". Traduzione dei suoi: "ci vogliono fare fuori, i poteri legati a Di Maio, gli stessi di Draghi". Ma soprattutto, al netto delle smentite di palazzo Chigi e pure di quelle di Grillo ("tutte ca…te"), Conte stavolta dice la verità: "Grillo mi aveva riferito di queste telefonate, ero stato informato". Poi la reprimenda, tutta politica e a uso e consumo di possibili fuoriuscite dal governo: "Trovo semplicemente grave, che un premier tecnico si intrometta nella vita di forze politiche che lo sostengono, peraltro". Peraltro Grillo, stizzito, fa saltare l’incontro con la delegazione 5s al governo e lascia l’hotel Forum assai contrariato. Ma c’è anche chi dice che sia rimasto a Roma per vedere, di nuovo, Conte.

Ma il vero retroscena è che la frittata non l’ha fatta il rubicondo De Masi, ma proprio lui, Grillo. Era venuto per metter pace, ha portato tempesta. È Grillo che, mentre ai deputati (lunedì) dice che "con Draghi il M5s ha preso un impegno e lo mantiene", ai senatori (martedì) rivela che "Draghi mi parla male di Conte, mi ha chiesto di lasciarlo al suo destino (cioè di deporlo, ndr ) e di appoggiare Di Maio".

I senatori – più coriacei e più anti-draghiani assai dei deputati: vorrebbero uscire dal governo e amen, altro che ‘appoggio esterno’ – non stanno nella pelle e spifferano la notizia ai cronisti del Fatto che la fanno dire al buon De Masi. Si scatena la tempesta perfetta. Del resto, "l’interferenza" di Draghi nella vita del M5s, come la chiama Conte, è tutta acqua portata al mulino dei fautori dello ‘sbarco’ dal governo. Grillo stesso – che un giorno dice ‘stiamo saldi al governo’ e il giorno dopo ‘possiamo pure uscirne’ - avrebbe detto che "serve un motivo forte".

Resta che, tra i contiani, la voglia di andare all’opposizione e lasciare il governo è fortissima e, come temi, c’è solo l’imbarazzo della scelta: superbonus, armi, inceneritore, salario minimo. Intanto, i parlamentari vivono malissimo la sortita romana di Grillo, il suo riprendersi la scena. Sul ‘totem’ del tetto dei due mandati per gli eletti, inoltre, Grillo è stato categorico: non si tocca. Ma qui, pochade nella pochade , ecco il ‘caso Taverna’. La pasionaria del M5s, e vicepresidente del Senato, scrive sulla sua pagina Facebook: accusa Grillo di voler "delegittimare il capo politico", Conte, e lo accusa: "il M5s non è di tua proprietà. Noi siamo con Conte". Poi, in lacrime, nega di aver scritto il post, parla di "errore del mio staff" e prova con la mozione degli affetti: "ho perso la maturità di mio figlio per dare la vita al M5s, sono una donna provata". Non è la sola.