Fusione Comuni 2018 Emilia Romagna, 14 comuni al voto domenica 7 ottobre

Urne aperte dalle 7 alle 23, la guida al voto. In regione già celebrati 10 ‘matrimoni’. E 50 paesi hanno avviato il dibattito

Emilia Romagna, fusioni: 14 comuni al voto il 7 ottobre (foto d'archivio StudioSally)

Emilia Romagna, fusioni: 14 comuni al voto il 7 ottobre (foto d'archivio StudioSally)

Bologna, 6 ottobre 2018 - Villanuova dell’Emilia o Villagrande? Tresignana o Torre del Gallo? Oltre 71mila emiliani domani saranno chiamati a decidere se cambiare o meno la geografia dell’Emilia Romagna. Dovranno dire sì o no alla fusione di 14 comuni dalla quale dovrebbero nascere sette nuove entità: Castenaso-Granarolo e Baricella-Malalbergo (in provincia di Bologna); Lama Mocogno-Montecreto (Modena); Formignana-Tresigallo e Berra-Ro (Ferrara); Colorno-Torrile e Sorbolo-Mezzani (Parma).

Ed è proprio l’Emilia Romagna (passata dai 348 comuni del 2014 ai 331 di oggi), secondo l’analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna, una delle regioni più attive di un processo – quello delle fusioni – che ha visto negli ultimi anni una forte accelerazione. In Italia tra il 2016 e il 2018 sono nati in questo modo 61 nuovi comuni che si aggiungono ai precedenti 42. Inoltre dal 2019 altri 14 con fusioni già approvate verranno attivati. In totale tra il 1990 e il 2021 vi saranno 117 nuovi comuni (276 quelli precedenti). «Possiamo affermare – sottolinea Maurizio Morini del Cattaneo – che questo processo stia rappresentando nell’ambito del riordino amministrativo uno dei processi più dinamici ai quali l’Italia sta assistendo in questo periodo».    Nella nostra regione finora il fenomeno ha registrato risultati non omogenei. Alle 10 fusioni già andate in porto (con il coinvolgimento di 27 comuni) hanno fatto da contraltare le otto che non hanno trovato realizzazione. Ma sono oltre 50 i comuni che hanno avviato una discussione. C’è poi una linea di tendenza sottolineata dal Cattaneo. Nel tempo non sono più solo i micro-paesi a unirsi, ma «la dimensione media si sta alzando in maniera rilevante. Inoltre ricordiamo che una volta costituita la nuova entità, nessun comune è finora tornato su suoi passi (cosa peraltro consentita solo in caso di popolazione superiore alle 10mila unità, ndr)».

Nel Paese dei campanili inevitabili le divisioni. Che, curiosamente, hanno finito anche per replicare lo schema della politica nazionale. Come è accaduto nel Bolognese con il Pd da una parte (il sindaco di Bologna Virginio Merola ad esempio) generalmente favorevole, Lega e 5 Stelle contrari. I fautori del sì vedono vantaggi essenzialmente nei contributi erogati da Stato e Regioni e nella possibilità di garantire ai cittadini maggiori investimenti. Quelli del no contestano, oltre a lamentare la «perdita di identità», la convenienza di un matrimonio che qualcuno ha definito solo «di interesse».

Posizioni a macchia di leopardo, comunque, se è vero che in Veneto la Lega ha dato parere favorevole alla fusione di sei comuni. La polemica vera è sui contributi: il deputato forzista Galeazzo Bignami, forte di una risposta del ministero dell’Interno, smonta la tesi che il contributo previsto resti immutabile per tutti i dieci anni previsti. «Macché barca di soldi certi e intoccabili. In realtà unico è il fondo, più sono le fusioni e meno soldi arrivano». 

GUIDA AL VOTO - Il referendum di domani – urne aperte dalle 7 alle 23 - è solo consultivo ed è valido indipendentemente dall’affluenza. L’esito della consultazione non è vincolante rispetto alla decisione che il legislatore regionale assume in merito all’adozione finale del provvedimento. Due le schede: grigia per dire sì o no; rosa per scegliere il nome del nuovo comune. Se anche in uno solo dei due comuni coinvolti vince il no di fatto la fusione si ferma. In caso di prevalenza dei sì spetta comunque alla Regione adottare il relativo provvedimento legislativo. Gli attuali organi comunali decadranno l’1 gennaio 2019. 

FINANZIAMENTI - La legge prevede che ai comuni nati dalle fusioni per dieci anni arrivino contributi dallo Stato e in misura minore dalla Regione. Questo l’ammontare complessivo: Castenaso-Granarolo 22 milioni, Malalbergo-Baricella 13 milioni, Formignana-Tresigallo 12 milioni, Berra-Ro 15 milioni, Lama Mocogno-Montecreto 8 milioni Colorno-Torrile 15 milioni, Mezzani-Sorbolo 17 milioni. Il totale complessivo per le sette fusioni raggiunge i 102 milioni. Nel 2017 i contributi erogati ai 9 nuovi comuni allora attivi sono stati di 11 milioni (2,7 dalla Regione, il resto dallo Stato). 

I NOMI IN LIZZA - Castenaso-Granarolo: Castenaso Granarolo; Villanuova dell'Emilia; Villagrande; Terre Villanoviane; Castegranaro; Malalbergo-Baricella: Baricella Malalbergo; Terre di Pianura; Pianura Felsinea; Altedo; Valle dei Conti. Berra-Ro: Riva del Po; Lavezzola. Formignana-Tresigallo: Tresignana; Torre del Gallo; Riva del Volano; Città Nuova del Volano. Lama Mocogno-Montecreto: Lama Montecreto; Val Scoltenna. Colorno-Torrile: Colorno Torrile; Torrile-Colorno. Mezzani-Sorbolo: Sorbolo Mezzani; Riva d'Enza; Parmenza.