Nuovo presidente della Repubblica, i nomi in ballo. Salvini propone Frattini a Conte

Il punto dopo la prima giornata di voto. Il leader della Lega cerca una riedizione dell’alleanza gialloverde. Perplessità sull’ex ministro degli Esteri. In caso di salita al Colle, i partiti chiedono a Draghi di concordare il successore. Lui replica: no, decido io

I nomi in ballo per il Quirinale

I nomi in ballo per il Quirinale

Roma, 25 gennaio 2022 - La trattativa c’è. Tutti parlano con tutti: arrivati a questo punto, è normale. Più singolare che entri in campo direttamente Draghi: la mattina ha un colloquio con Salvini, la sera con Letta, gira voce anche di una telefonata con Berlusconi che però non è confermata.

Draghi presidente: la trattativa

L’intoppo? Il governo che dovrebbe succedere a quello attuale in caso di trasloco sul Colle del premier. Il negoziato non decolla. I partiti, Lega in testa, vogliono discutere della struttura del nuovo esecutivo: Salvini non si limita a chiedere il Viminale, vuole un governo politico; pure il Pd e M5s esigono ritocchi, ma Super Mario non dà rassicurazioni. Al contrario: "A me compete fare il nome del premier, se divento presidente, vedrò con lui", la replica al leader leghista. Che ne prende atto: "Okay, ci risentiamo". Causando mal di pancia nella sua coalizione: "Matteo ha il mandato per trovare un nome condiviso per il Quirinale, non per discutere posti al governo".

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Frattini o Casellati: i nomi del centrodestra

Il problema è che l’ipotesi alternativa non decolla. Nota lieta in una giornata confusa – dicono al Nazareno – è l’incontro fra Letta e Salvini. I due, che si rivedranno oggi, diramano un comunicato congiunto: "Con il faccia a faccia si è aperto un dialogo: i due leader stanno lavorando su delle ipotesi". Il leghista incontra pure Conte e e gli ex alleati giallo-verdi si scoprono in "totale sintonia". Ma se i frutti di questo clima idilliaco non si vedranno nelle prossime 48 ore, cioè se non si arriverà a individuare una candidatura comune, il capo del Carroccio è orientato a presentare giovedì alla quarta votazione un nome di destra selezionata nella rosa che indicherà preventivamente alla controparte. Franco Frattini o, più probabilmente, Elisabetta Casellati: è donna, è presidente del Senato e la si può contrabbandare come candidatura istituzionale. A quel punto, però, si tratterebbe di un grosso azzardo: per il Pd accettarla sarebbe molto difficile, i 5stelle sono contrari anche se c’è chi sospetta un’intesa segreta con Conte. In ogni caso pioverebbero sulla presidenza del Senato in funzione anti-Conte i 36 voti andati ieri a Paolo Maddalena. Ma l’eventuale successo della Casellati implicherebbe la spaccatura della maggioranza e Draghi verrebbe spinto verso la porta d’uscita, in piena crisi. L’alternativa è la candidatura comune.

Belloni e Casini

Da questo punto di vista gli esiti dei vertici e delle trattative di ieri non sembrano però confortanti. In mattinata Conte presenta al vertice dei leader del centrosinistra le sue proposte: Elisabetta Belloni o, in alternativa, la disponibilità a concordare con il centrodestra una convergenza sul nome di Franco Frattini. La prima ipotesi viene respinta senza appello, la seconda la cestina alzando di parecchi decibel i toni Enrico Letta. Sul punto chiave accettare o meno una candidatura "presentabile" avanzata dalla destra le opinioni dei due leader divergono drasticamente e non si conciliano. Nel pomeriggio, a colloquio con il leader della Lega, l’avvocato fa il nome di Pier Ferdinando Casini, che trova consensi dentro Forza Italia ed è sponsorizzato dal ministro Pd Franceschini, che oramai vede Draghi come il fumo negli occhi. Ma Salvini non si accontenta, vuole una figura che sia più chiaramente espressione del centrodestra, tipo Franco Frattini. "A me non dispiace", confessa Conte. Ma sul confronto permane il semaforo rosso di Enrico Letta e di chi, a sinistra, ritiene il presidente del consiglio di Stato "la personalità più russofila che si possa immaginare".

L'ipotesi Mattarella bis

Inevitabilmente, il pensiero di tutti torna a Sergio Mattarella. La sua riconferma salverebbe la situazione congelandola, inoltre sarebbe l’unica vera garanzia di portare la legislatura a scadenza naturale. Si tratta però di un sentiero scosceso e poco percorribile. In mattinata, Giorgia Meloni oltre a presentare la candidatura di bandiera di Carlo Nordio, ha anche detto un sonoro "no" alla conferma del presidente in carica. È vero che i suoi voti contrari non basterebbero a bloccare la rielezione non facendo Fd’I parte della maggioranza ma è altrettanto vero che Salvini non ha alcuna intenzione di spaccare il centrodestra per una rielezione che lui stesso ha sempre contrastato. Insomma, l’unica possibilità di tornare sul capo dello stato sarebbe una drammatizzazione estrema della situazione in un quadro internazionale che all’improvviso proprio mentre si aprivano le votazioni si è fatto già più che drammatico.

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