Non c'è pace tra i dem. Il Pd marcia in due direzioni. Con Moratti ma anche coi 5 Stelle

A Milano il partito di Letta sfila con Calenda e l’ex assessore di Fontana, a Roma sta con Conte. La missione impossibile: un candidato unico per riprendersi le Regioni Lazio e Lombardia

Pd, M5s e Terzo Polo lo ammettano: costruire le alleanze alle future elezioni regionali (Lazio e Lombardia, nel 2023) al momento sembra un’impresa difficile, se non impossibile. Per le alleanze alle regionali, in Lombardia la scelta è tra Carlo Cottarelli (ben visto dal Pd e da Calenda) e Lorenzo Guerini, che però è molto scettico a lanciarsi in una sfida perdente, specie se, come sembra, scenderà in campo con una sua lista Letizia Moratti la sola a poter contendere, realisticamente la Regione al centrodestra.

Nel Lazio, possibilmente è peggio ancora. Una Babele di voci, con Calenda che vuol scegliere lui i candidati del Pd (punta sull’assessore di Zingaretti, D’Amato) e il Pd che, indeciso se stringere l’accordo sia con il Terzo Polo e i cinquestelle, o solo con il M5s, sfoglia la margherita dei papabili (l’assessore Leodori, Gasbarra, lo stesso D’Amato), tutti perdenti contro un centrodestra dato già vincente.

Poi c’è la piazza della pace di oggi a Roma, convocata – formalmente – da un lungo elenco di movimenti, associazioni e realtà pacifiste, ma di cui Giuseppe Conte, arrivando – furbo e scaltro – prima di tutti, persino del Papa, si è nei fatti appropriato. Ma cosa fatta, capo ha. Dunque, oggi, si assisterà alla consueta spaccatura del fronte delle opposizioni parlamentari, divise come non mai. Il paradosso è quello di voler raggiungere ‘una pace’, ma di volerlo fare attraverso ‘due piazze’.

L’altra, sempre oggi, è qudella di Milano. Alla manifestazione convocata dal leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, cui partecipa, ovviamente, anche Matteo Renzi, si riuniranno i non equidistanti: non vogliono la fine del conflitto ad ogni costo e non coniugano la pace con la resa dell’Ucraina. A occhio, sarà un sit-in per pochi intimi, con qualche spruzzata – minore – di esponenti Pd (area Base riformista), ma solo a titolo personale, come il senatore Carlo Cottarelli, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, più Moratti, fresca di divorzio dal centrodestra. Inoltre, ci saranno Pierferdinando Casini, eletto col Pd, e Marco Cappato, esponente dei Radicali.

A Roma, invece, si ritrova il mondo del pacifismo classicamente inteso tra tanti distinguo e più voci. L’associazionismo laico e cattolico, Acli e Arci, i sindacati, la Rete per il Disarmo e – tra i partiti - le adesioni del M5s e di un Pd che, come sempre, arriva buon ultimo e tra mille mal di pancia, sfileranno in corteo per chiedere un cessate il fuoco immediato e un negoziato internazionale: saranno almeno in 50 mila, ma gli organizzatori diranno che, come minimo, sono stati 100 mila. Il corteo si chiama Europe For Peace, è appoggiato anche da Anpi, Comunità di Sant’Egidio, Libera, Emergency, sinistra radicale (Verdi-SI più altri) e a piazza San Giovanni verrà letta la piattaforma. Si dicono pacifisti sì, ma fermi "nel condannare l’aggressore e nel sostegno alla resistenza ucraina", ma "la guerra va fermata subito: basta sofferenze. L’Italia, la Ue, l’Onu devono assumersi la responsabilità del negoziato".

Dal palco verrà letta anche una lettera del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. Certo, il Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, ha voluto ricordare che "tutte le iniziative per la pace sono buone, l’importante è farle insieme e che non si strumentalizzino per altri scopi", ma sono belle parole. I partiti si prenderanno tutta la scena.

Per Conte "la manifestazione per la pace segna un ritorno in campo della società. In questa guerra la Ue è non pervenuta e rischia di perdere la sua leadership". Il Pd, al corteo con il segretario, Enrico Letta, annuncia che sarà non solo a Roma ma – modello Sant’Antonio, cioè ubiquo – "in ogni manifestazione che si mobilita in solidarietà con il popolo ucraino, il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di Putin. Senza mettere bandierine di su ogni piazza". Il Pd è ubiquo, ergo non sceglie.

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