Martedì 16 Aprile 2024

Regionali, Pd: "Ora cambia l'asse di governo". M5s: "Rapporti di forza immutati"

Il vicesegretario dem Orlando: "Serve più disponibilità dai pentastellati". La replica: "Su prescrizione e concessioni autostradali non arretriamo". Intanto Salvini assicura: "Il cambio in Emilia è solo rimandato". Conte: "Citofono indegno e oscurantista"

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il governatore Stefano Bonaccini (Ansa)

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il governatore Stefano Bonaccini (Ansa)

Bologna, 27 gennaio 2020 - "Il cambio in Emilia Romagna è solo rinviato". Il giorno dopo le elezioni regionali, Matteo Salvini analizza i risultati che hanno visto la candidata leghista Lucia Borgonzoni fermarsi otto punti sotto il candidato di centrosinistra Stefano Bonaccini, confermato governatore. Il Carroccio al 32% arretra di due punti rispetto alle Europee e cede il passo al Pd che torna primo partito con il 34,7% dei voti. Per Salvini, che stamani ha parlato ai giornalisti da un hotel alle porte di Bologna a fianco della Borgonzoni, è stato fatto tutto il possibile: la Lega passa da 9 consiglieri a "13 o 14" e comunque la vittoria "è solo rimandata" alla prossima tornata elettorale. Intanto l'ex ministro esulta per l'esito delle urne in Calabria, dove ha vinto Jole Santelli a capo della coalizione di centrodestra. "Finalmente saremo messi alla prova in una grande regione del Sud". La spallata all'esecutivo che Salvini paventava non c'è stata ma il leader leghista dice di stare lavorando "a un'alternativa per il Paese".

Elezioni regionali, risultati in Emilia Romagna e Calabria 

L'analisi dei flussi: Bonaccini vince grazie agli elettori M5S

Conte: Salvini al citofono indegno e oscurantista 

Giuseppe Conte, chiamato in causa dai giornalisti al Quirinale, risponde per le rime. "Qualcuno ha tentato di rendere il voto regionale un referendum sul governo". Quel qualcuno "è rimasto deluso e sconfitto". E ha attaccato: "È indegno andare in giro a citofonare additando singoli cittadini. Mi ricorda pratiche oscurantiste del passato: è un dagli all'untore che non possiamo accettare, tantomeno da chi per 15 mesi ha fatto il ministro dell'Interno e aveva una grande responsabilità di perseguire quei reati e ora ha una grande responsabilità come leader d'opposizione. Sono scorciatoie che non possiamo accettare".

Poi il premier ha assicurato che non c'è "nessuna instabilità. Il Movimento a marzo arriverà agli Stati generali che torneranno utili per rilanciare entusiasmo ed energia del M5s. Continuerò sempre più ad avere gli amici del Movimento pronti nell'azione di governo". E ancora, riguardo alle presunte tensioni nel governo dopo la sconfitta del M5S: "I numeri in Parlamento sono diversi" rispetto alle elezioni Regionali. Rispetto "a un appuntamento al quale è improprio attribuire significati nazionali".

La fase 2 del governo? "Nei prossimi giorni", ha assicurato il premier.

Orlando (Pd): ora cambia asse di governo 

Con il flop del Movimento 5 Stelle tanto in Emilia Romagna che in Calabria, nell'esecutivo giallorosso si sposta però il baricentro. E' il Pd, tramite il vicesegretario Andrea Orlando, a rivendicare - da oggi in poi - un maggior peso dei dem rispetto ai pentastellati. Orlando non usa mezzi termini: "È giusto che oggi si usi questo risultato per modificare l'asse politico del governo su molte questioni". Il Movimento "dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga elettoralmente e che rende difficile l'attività" dell'esecutivo. In tema giustizia (leggi "prescrizione"), in primis, "dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c'è stata finora". 

Crimi (M5s): rapporti di forza non cambiano

Per i grillini replica il deputato Michele Gubitosa: "Il Pd e noi stessi abbiamo sempre detto che il voto alle regionali non avrebbe pregiudicato l'attività di governo. Spero non si vogliano strumentalizzare le elezioni locali per fare passi indietro su temi decisivi quali la prescrizione o la revoca delle concessioni autostradali". 

A frenare le 'pretese' dem, arriva anche il ministro M5S Federico D'Incà. "I numeri, come quelli venuti fuori dalle regionali in Emilia Romagna e in Calabria, sono un'indicazione importante su cui riflettere, e lo si farà certamente durante gli stati generali del M5S di marzo, ma non possono essere un dato su cui fondare speculazioni in merito al futuro del MoVimento, del Governo o del Paese". 

E il reggente M5S Vito Crimi è ancora più netto: "I rapporti di forza non cambiano, il Parlamento è questo e dura cinque anni".

Bonaccini: M5S ha perso un'occasione

Ma il presidente Bonaccini rincara la dose: "Il M5s ha perso un'occasione". E aggiunge: "L'errore più grande è aver voluto provare un'alleanza in Umbria, in quelle condizioni drammatiche, e non farla laddove dove si poteva vincere insieme" senza, prosegue Bonaccini, "nemmeno sedersi a discutere di programmi: io gliel'ho detto che perdevano un'occasione".

Appendino: Movimento non ha fiducia in sé

Del resto, il Movimento "non si arrende" di fronte alla doppia batosta, precisava questa mattina il capo politico 'reggente', Vito Crimi: "Non siamo finiti". Tra le fila dei pentastellati si fa strada comunque una riflessione. I numeri delle regionali (4,7% in Emilia e 7,35% in Calabria), sono "un po' il risultato di un movimento che non ha più fiducia in se stesso", commenta la sindaca di Torino Chiara Appendino, tra le papabili a prendere il testimone di Luigi DI Maio. "E' da lì che dobbiamo ripartire, nel senso che dobbiamo ritrovare l'orgoglio di appartenere alla comunità del Movimento ritrovandoci sui temi che ci uniscono".