Editoriale

Vince chi va unito. Ma qualcuno non lo capisce

Partiamo dalle certezze: il centrodestra vince, pardon, stravince in Lombardia (una riconferma) e nel Lazio (un ribaltone), esattamente come da pronostico, forte dell’onda lunga delle elezioni politiche e di un centrosinistra (a proposito, esiste ancora un centrosinistra?) che anche in queste amministrative ha pasticciato con le alleanze, di fatto negandosi perfino la possibilità di entrare in partita.

Che cosa, invece, non era certezza: la Lega tiene botta bene nella sua Lombardia, allontanando i fantasmi di una possibile spallata di Fratelli d’Italia che avrebbe rischiato di far vacillare i preziosi equilibri della coalizione di governo. FdI si conferma primo partito per distacco, ma il 16,5% di Salvini, sommato al 6,1% della lista del governatore Fontana, fanno sorridere via Bellerio, e insomma: tutti possono brindare relativamente sereni.

Relativamente, sì: perché se il voto rafforza e puntella il centrodestra, è il resto a traballare. Intendiamo ovviamente la batosta rifilata domenica da Silvio Berlusconi, che ha sconfessato la linea di Giorgia Meloni sulla guerra in Ucraina, aprendo un disastro diplomatico con Zelensky e con i suoi alleati internazionali.

Veniamo alle sorprese nel cosiddetto centrosinistra. Il Pd - se consideriamo le aggravanti di un partito traumatizzato dal risultato elettorale di settembre, con un segretario dimissionario e in piena fase congressuale - se la cava senza infamia, e migliora le performance delle politiche stando sopra il 20% sia nel Lazio sia in Lombardia. Insomma poteva, date le premesse, andare molto peggio.

Male invece i suoi (non) alleati: con i Dem messi come sono messi l’assalto alla diligenza sembrava alla loro portata, ma l’assalto non è riuscito. Flop per il Terzo Polo e pure per i 5 Stelle.

La lezione da imparare? La favola del Pd maggioritario che può farcela da solo è ormai fuori dalla storia. O trovano la quadra per alleanze solide e credibili, o sono destinati alla panchina.

Ultima nota a margine, per la cronaca: con un’affluenza ai minimi storici (37% nel Lazio, 41% in Lombardia) c’è poco da festeggiare e molto da ragionare. Per tutti.