TeaPak: nelle bustine affari e benessere

Premio Mascagni: TeaPak di Imola confeziona i contenitori per tisane. E ha convinto gli americani a investire

TeaPak

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IMOLA (Bologna)

Rilanciata in quel di Imola durante l’onda lunga della crisi del 2009, la produzione di bustine per tisane, in Emilia-Romagna, ha il volto dell’esperienza più che trentennale di TeaPak. Un’azienda, quella guidata dal managing director Andrea Costa, nata sì a inizio anni ‘90, ma i cui orizzonti sono mutati nel 2011, grazie al cambio di passo nei rapporti con la multinazionale statunitense Yogi Tea.

Lei parla spesso di scommesse vinte, al plurale. Quali sono?

"Sono almeno due. La prima risale al 1991, quando a 24 anni fondai TeaPak con l’appoggio di mio padre, Pio, e arrivai a produrre in pochi anni, con un solo dipendente a libro paga, 25 milioni di bustine all’anno. La seconda è di due decenni dopo, quando le linee di produzione tedesche per tisane di Yogi Tea (della quale eravamo partner dal 1999) furono trasferite a Imola. Spingendo i nostri ricavi in alto per oltre il 28% di quanto fatturavamo".

Merito della vostra affidabilità, ma anche del know-how diffuso nella Packaging Valley.

"Noi ci abbiamo messo del nostro, ma la terra in cui ci troviamo è una delle nostre grandi fortune, perché parlare di tecnologie di confezionamento in provincia di Bologna significa giocare in casa. E vuol dire anche avere la possibilità di guadagnarsi la fiducia degli americani, che siamo riusciti a convincere della bontà delle nostre idee".

E, quindi, anche a scucire allo zio Sam un po’ di denari per costruire il vostro nuovo stabilimento.

"Non è banale riuscire a fare in modo che una multinazionale statunitense investa in un impianto produttivo proprietario a 10mila chilometri dal suo cuore pulsante. Ma è successo, e dal 2020 sono iniziati i lavori per un nuovo polo industriale da più di 25 milioni di euro, già inaugurato per servire, ricorrendo solo a fornitori italiani, i mercati asiatico, africano ed europeo".

Parlando di mercato, lato tisane i segnali sono davvero così positivi?

"In Italia, certo, consumiamo più caffè che tisane e la fetta tricolore del mercato europeo vale più o meno il 6%. Il trend, però, sta cambiando, poiché, se un tempo la nonna ci dava la camomilla o l’infuso solo quando eravamo malati, ora non è più così. Anzi, forse anche perché produciamo solo biologico, sono proprio i giovani a darci una spinta, per godersi un momento di relax sostenibile".

Lo dimostrano i ricavi in crescita. Che utilizzate anche a fin di bene.

"La responsabilità sociale, per noi, occupa un ruolo di grande rilievo. E accanto alle donazioni materiali – da un giardino pubblico a un respiratore in tempi di pandemia, passando per materiali per squadre sportive giovanili – ci piace donare il nostro tempo alla comunità. Perché le persone, come prova anche l’assortimento multinazionale dei nostri dipendenti, sono la vera ricchezza".