Distillerie Moccia: "Tutti pazzi per lo Zabov"

Premio Mascagni, Ferrara, le Distilleria Moccia tra export e alta qualità

Da sinistra Massimiliano Strini, Primo Ori, fondatore, Alessandro Strini e l'Ad Cinzia Ori

Da sinistra Massimiliano Strini, Primo Ori, fondatore, Alessandro Strini e l'Ad Cinzia Ori

FERRARA

È UNO dei must di Ferrara. Nelle ceste natalizie (e non) lo si trova accanto alla salama da sugo, al pampepato e ai cappellacci. Stiamo parlando dello Zabov, il liquore di punta delle Distillerie Moccia, un’azienda di proprietà della famiglia Ori condotta da Cinzia, una delle quattro figlie di Primo, che la rilevò all’inizio degli anni ’70 da Luigi Moccia, inventore della ricetta. Lo Zabov, certo, ma non solo: altri interessanti liquori rientrano nel «paniere» di questa bella e moderna azienda che sorge nella zona ovest della città. Cinzia Ori, imprenditrice di successo, già dirigente di Unindustria Ferrara, ricopre i ruoli di amministratore delegato e direttore generale, come dire un occhio alla managerialità (organizzazione-finanza-personale) e l’altro al commerciale, come si conviene a strutture che vogliano svilupparsi bene. E all’orizzonte ci sono anche delle piacevoli novità.

Signora Ori, come racconterebbe il Zabov?

«È un liquore nato nel 1948 con una ricetta fatta di latte, uova, zucchero e brandy. Non contiene marsala a differenza delle altre formulazioni. Appunto la diversità, il gusto particolare, insieme alla caratteristica bottiglia, trasparente, sono i motivi del consenso che raccoglie fra i consumatori. È un prodotto italiano consumato essenzialmente dagli italiani, ma…non solo. I tedeschi e gli austriaci che vengono a sciare sulle nostre montagne ne sono ghiotti, soprattutto nella versione Bombardino. Peccato che poi non lo acquistano a casa».

Le ragioni?

«Il problema è che all’estero pesa moltissimo il prezzo e i nostri prodotti sono di qualità».

Le soddisfazioni, comunque, vengono anche da altri prodotti…

«È vero. Ad esempio dal Punch Barbieri il cui marchio acquistammo non molti anni fa dalla Campari. Fu un’operazione che ebbe una vasta eco, anche mediatica. E all’orizzonte si profila un altro interessante investimento. Abbiamo appena rilevato il marchio di una birra artigianale della nostra regione. Il settore è in piena espansione e cresce a ritmi sostenuti (oltre le due cifre l’anno). Siamo sicuri che l’acquisizione avrà un grande successo. I nostri investimenti si concentrano sui prodotti».

Quali sono i maggiori canali di distribuzione dei vostri prodotti?

«Per lo Zabov l’80% passa per la grande distribuzione e il resto dai bar. Il contrario per il Punch Barbieri».

Qualche dato aziendale, ora. Il fatturato è di quattro milioni, i dipendenti sono undici. Fra gli addetti figurano anche i suoi due figli.

«Sì. Uno si occupa di marketing e l’altro di ricerca e sviluppo. Proseguiamo nella tradizione di famiglia che riproduce il classico schema del passaggio generazionale».

Un ruolo fondamentale ha avuto ed ha suo padre.

«È lui, da sempre imprenditore locale, che ha fondato l’azienda e il gruppo (agricoltura, conservazione frutta, alimentare, immobiliare ndr) ed è il riferimento imprescindibile. Ha ruoli operativi nelle aziende».

Quali sono gli obiettivi di fondo delle Distillerie?

«La crescita, possibile grazie a prodotti di altissimo livello e conseguita grazie a un rapporto consolidato con i consumatori».