Della Rovere, "Prodotti perfetti e di classe" / VIDEO

Premio Mascagni, il segreto del gruppo Della Rovere. leader del knitwear

Gian Luigi Zaina, ad che dal 2007 lancia il gruppo verso nuovi orizzonti

Gian Luigi Zaina, ad che dal 2007 lancia il gruppo verso nuovi orizzonti

CHI HA detto che la globalizzazione e l’industria 4.0 debbano passare necessariamente per le megacittà o per i celebrati distretti industriali? Anche a casa nostra – se volete in periferia – fa tappa, infatti, il futuro migliore, quello che inventa, produce, è innovativo, dà lavoro, e crea – alla fine – socialità. Il gruppo Della Rovere rappresenta tutto questo ed è un nodo, importante, di quella trama fitta, colorata e calda che significa progresso autentico. Già, un «nodo»: e di nodi questa «maglieria» di altissimo livello (oggi si «deve» chiamare knitwear) ne sta facendo a milioni, anzi a miliardi per confezionare prodotti top, unici, che invadono, seducenti, gli scaffali dei migliori negozi (ah, gli store) del mondo: da Longastrino a New York o Shanghai passando per Parigi e Mosca, tanto per citare. Il principale artefice di questa meraviglia nostrana è un ingegnere elettronico di 54 anni, Gian Luigi Zàina, l’amministratore delegato: una grande competenza, vedute aperte (di più, apertissime), una filosofia professionale e di vita che spiegano senza troppe difficoltà il successo dell’azienda e il perché tutti quanti lo seguano senza battere ciglio. Le azioni della società, nove milioni di fatturato (metà export), sono suddivise fra la famiglia Piovaccari e lo stesso Zaina.

Ingegner Zaina, qual è la mission del gruppo?

«Proporre prodotti di lusso in piccole serie, su misura, per vestire la classe dirigente internazionale. Per questo uniamo la grande tradizione artigianale alla migliore innovazione e la portiamo nel mondo».

La qualità è il filo conduttore dell’azienda.

«Sì, sia dal punto di vista del processo che del prodotto. Ogni componente, ogni momento, della produzione è controllato elettronicamente. Le nostre macchine, tedesche, sono le più innovative in assoluto, suddivise fra la sede (60 addetti) e i dieci laboratori esterni (200 addetti), in gran parte ubicati in questa zona. Quanto al prodotto, scegliamo semplicemente i migliori filati del mondo: la seta giapponese, il cotone egiziano e indiano, il cashmere cinese trattato in Scozia o nel miglior stabilimento d’Italia (è nelle Marche ndr). Il nostro è il caso tipico dell’artigianato industriale: la qualità, l’attenzione e la meticolosità dell’uno unite all’efficienza dell’altro».

Da cui nascono maglie assolutamente speciali dal costo conseguente. Come le commercializzate?

«I canali sono due. Uno deriva dal nostro impegno nella filiera internazionale: lavoriamo in trust, infatti, con marchi europei di assoluto livello, grandi firme di cui siamo un service produttivo. Quando visitano l’azienda, i loro advisor le fanno i raggi x verificando ogni particolare. È giusto così. Il secondo canale è invece diretto. Proponiamo maglieria con il marchio Cains Moore che può essere acquistata nel nostro Store di Longastrino o negli outlet-negozi (che aggiungono abiti, giacche, camice e altro ancora) di Cervia e di Bologna. Inoltre abbiamo 40 corner presso il gruppo Coin».

Il vostro legame col territorio è stretto.

«È vero. Un’impresa non è fatta solo di muri ma naturalmente di persone e di relazioni che coinvolgono fornitori, clienti, collaboratori, comunità. Quanto al personale, molte sono le assunzioni che ho fatto pescando all’Ipsia di Argenta: i migliori studenti, certo, e fra questi quelli che, in più, fanno lavoretti (anche trasporto pizza a domicilio), operano nel volontariato, sono insomma responsabili».

Il mondo vuol parlare italiano.

«C’è fame di made in Italy».