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E’ FISSATO per il prossimo autunno il processo per diffamazione allo scrittore ravennate Gianfranco Stella. Era stato querelato poco più di un anno fa dall’imprenditore ravennate Andrea Trombini per alcune affermazioni contenute nel libro ‘I lunghi mesi del ’45 in Emilia Romagna’, stampato a Ravenna nel 2005. A firmare la citazione diretta davanti al giudice monocratico è stato il pm Gianluca Chiapponi. Trombini è tutelato dall’avvocato Giovanni Scudellari, mentre lo scrittore è difeso dall’avvocato Carlo Benini. E’ la seconda volta nella sua carriera di scrittore che Stella finisce a giudizio per i contenuti dei suoi libri. Anni fa venne querelato dall’Anpi per le gravissime accuse rivolte alla formazione partigiana comandanta da Arrigo Boldrini, per fatti dell’immediato dopoguerra. Il tribunale di Rimini (competente per territorio) assolse Stella perchè riconobbe il carattere di ‘opera d’arte’ al volume che conteneva le affermazioni querelate. Sentenza poi confermata in appello.
Stella ha scritto vari libri sugli episodi anche di violenza accaduti nell’immediato dopoguerra in Emilia-Romagna e nel Veneto, tutti tesi a individuare responsabilità delle forze partigiane di Liberazione in esecuzioni anche sommarie di fascisti e collaborazionisti dopo il 25 aprile. ‘I lunghi mesi del 1945’ è un dei tanti volumi che affrontano questo argomento.
La querela presentata da Andrea Trombini faceva riferimento al capitolo ‘Segato a metà in valle’ dove si afferma che nel maggio del 1945 nella valle alle spalle di Porto Corsini fu sommariamente ucciso un giovane già appartenente alla Guardia nazionale della repubblica fascista di Salò. Nel capitolo si fa riferimento anche alla circostanza secondo cui all’epoca capo partigiano della zona era Giacomo Trombini, padre del querelante. E si fanno collegamenti, fondati — pare di comprendere — solo su ‘voce comune’, fra quei fatti e la tragica fine di un altro figlio del capo partigiano, avvenuta tredici anni fa.
All’interrogatorio reso al pm alla chiusura delle indagini, Gianfranco Stella si è difeso affermando che quanto scritto è frutto di approfondite ricerche storiche. Va da sè che se documenti e testimonianze ci sono — anche se dal libro non emerge — il difensore Carlo Benini provvederà a produrli in dibattimento.
Proprio il riconoscimento di seria e approfondita ricerca storica delle fonti valse a Stella, nel precedente caso, l’assoluzione con formula piena dall’ accusa di diffamazione alle formazioni partigiane di Boldrini. La ricerca storica rientra infatti nel concetto di ‘arte e scienza’ tutelate dall’articolo 33 della Costituzione e che da esso sono definite ‘libere’. La giurisprudenza è costante nel ritenere che se uno scritto rientra nel concetto di ‘opera d’arte’, il principio di libertà sancito supera i limiti imposti per la tradizionale manifestazione del pensiero, a tutela della onorabilità delle persone.
c.r.