Notte d’Oro 2018 a Ravenna, si parla di mare con Manfredi

Lo scrittore e archeologo: "Il mio omaggio alla città? Racconterò del suo porto

Ravenna, Valerio Massimo Manfredi alla Notte d'Oro 2018

Ravenna, Valerio Massimo Manfredi alla Notte d'Oro 2018

Ravenna, 5 ottobre 2018 - Non c’è miglior testimonial della sezione ‘racconto’ della ‘Notte d’Oro’ a Ravenna, dello scrittore, saggista, sceneggiatore e archeologo Valerio Massimo Manfredi che per l’occasione parlerà della ‘Marina militare dell’Impero romano’. L’appuntamento è per domani sera alle 21.30, alla sala Corelli del Teatro Alighieri. Il noto autore emiliano converserà con il presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli e con il giornalista Matteo Cavezzali.

Con la sua abile penna, Manfredi ha confezionato diversi best seller, fra cui la trilogia di ‘Aléxandros’ (Mondadori), tradotto in 35 lingue in 76 Paesi. Ma ci sono anche la trilogia di ‘Ulisse’, ‘L’ultima legione’, ‘L’armata perduta’, ‘Otel Bruni’, ‘Teutoburgo’, che hanno contribuito a regalargli numeri da record: oltre 12 milioni di copie vendute.

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Di recente, è uscito il suo ultimo romanzo: ‘Quinto comandamento’ (Mondadori). Manfredi, perché ha scelto di raccontare proprio la storia delle flotte imperiali romane?

«Per ricordare l’importanza di Ravenna, come porto augusteo della marina militare romana. Il porto, infatti, fu costruito attorno al 27 a.C. dall’imperatore Augusto, per ospitare la flotta che aveva il compito di sorvegliare la parte orientale del mare Mediterraneo. Un collegamento perfetto per introdurre il progetto del museo Classis Ravenna che avrà nell’acqua, un elemento fondante».

Di cosa si occupava la marina militare?

«Roma non fu sempre una potenza navale, ma con il contatto con le città greche del sud, e soprattutto lo scontro con Cartagine, superpotenza navale, obbligarono i romani a dotarsi di una marina militare degna di una grande potenza. Serviva per garantire i commerci e gli scambi, per fare in modo che non venissero disturbati e che cessassero gli arrembaggi e i saccheggi da parte dei pirati».

È vero che si immedesima nelle sue storie? È questo il segreto del suo successo?

«Quando scrivo, immagino sempre cosa avrei provato io di fronte a certi eventi. La letteratura deve comunicare emozioni e non nozioni, a questo ci pensa la storia. Lo scrittore deve dare al lettore la possibilità di vivere una vita parallela e inedita, che il suo destino personale non gli avrebbe mai permesso».

A quale delle sue storie è più affezionato?

«A ognuna. Va però detto che ‘Aléxandros’ mi ha cambiato la vita, inaspettatamente (ndr, la trilogia ha venduto 4 milioni di copie)».

C’è un personaggio storico, magari anche ravennate, che potrebbe ispirarla?

«Chissà, tutto è possibile. Ma il punto è un altro: non cerco mai personaggi, scrivo quando ho una grande storia da raccontare. Tutto deve avvenire in modo spontaneo e casuale».