"È iniziata la discesa"

"Rianimazione, occupazione al 31%. Siamo vicini alla soglia di guardia"

Migration

di Francesco Zuppiroli

Il semaforo è diventato arancione, ma la corsa alle riaperture sembra ormai cominciata. Prima di affrettare troppo il passo però, ci sono da fare i conti con un quadro sanitario di ricoveri ordinari e in terapia intensiva che è in graduale, seppur lento miglioramento. Ed è con l’andamento degli ospedali che dovrà necessariamente andare in parallelo la foga ad allentare le limitazioni. Ma a quale punto della decrescita ci troviamo ad oggi nel territorio ravennate? Un quesito a cui risponde Maurizio Fusari, primario di Terapia Intensiva all’ospedale Santa Maria delle Croci: "È iniziata in questi giorni la discesa anche nei reparti di terapia intensiva. In questo momento si sta consolidando una minore pressione sui ricoveri ospedalieri, soprattutto per quello che riguarda i pazienti più gravi: quelli che definiamo semi-intensivi e intensivi".

Non parliamo ancora di una situazione sotto controllo?

"Questo no. È vero che ci sono meno accessi in questo frangente, ma è altrettanto vero che non tutti i negativizzati da Covid possano subito lasciare la rianimazione, alcuni sono in fase di miglioramento ma devono ancora rimanere. La vera e propria coda della terza ondata sui posti letto occupati in terapia intensiva mi aspetto che possa verificarsi fra un paio di settimane".

Rispetto al picco della terza ondata, di che percentuale di occupazione stiamo parlando ora?

"Consideriamo che al Santa Maria delle Croci siamo stati ampiamente sopra il limite critico di occupazione in terapia intensiva, arrivando a un 40%, contro la soglia di allarme fissata al 30%. Ora, come detto, siamo in fase di lenta decrescita e abbiamo un’occupazione del 3132%. Siamo ancora sopra il limite di guardia, ma il trend è cambiato e quei pazienti ora negativizzati potrebbero presto lasciare la rianimazione".

Un calo che tradotto in posti letto significa?

"Significa 15 pazienti in terapia intensiva nell’ospedale, una soglia di sopportazione resa possibile dalla trasformazione della Recovery Room in area mista, che ha permesso di aggiungere altri 4 posti di rianimazione ai 12 già previsti. Degli attuali occupanti, 9 sono non-Covid, 4 Covid positivi e due ex-Covid. Con la riconversione della Recovery Room avremmo potuto guadagnare fino a 6 posti letto in tutto, ma non ce n’è stato bisogno grazie al lavoro in sinergia con i reparti di pneumologia e medicina di urgenza".

Durante la fase critica di occupazione, siete stati costretti a sospendere alcune attività ordinarie?

"Non abbiamo avuto pazienti che siano scaduti in classe di priorità A e B, significa che non abbiamo fatto attendere oltre il periodo previsto dalla normativa nazionale i pazienti che necessitavano di intervento chirurgico con tumore e altre gravi patologie entro 30 giorni. In generale con grande volontà, un extrasforzo da parte di anestesisti, chirurghi e infermieri e una riorganizzazione degli spazi ospedalieri, siamo riusciti a ridurre di poco o nulla tutte le attività ordinarie, risultando nel panorama regionale uno dei pochi ospedali polispecialistici a consolidare questo traguardo nella terza ondata".