Ravenna, 18 aprile 2010 - UN DISAVANZO finanziario di 6 milioni di euro, a cui si aggiungono crediti di ‘dubbia esigibilità’ per altri 3 milioni e mezzo. E’ l’entità del buco riscontrato nel Consorzio di servizi sociali dal liquidatore Cesare Focaccia: 9 milioni e mezzo di euro (che sarebbero 12 milioni senza l’assestamento del novembre scorso) sono un’enormità rispetto a un bilancio complessivo dell’ente di poco più di 30 milioni. La rilevanza del dissesto è stata comunicata ieri mattina dallo stesso Focaccia e dai revisori Gianni Tarroni e Marco Castellani durante l’assemblea dei soci, di cui fanno parte i Comuni di Ravenna, Cervia e Russi e l’Azienda sanitaria provinciale. Poche ore più tardi il sindaco Matteucci ha convocato una conferenza stampa per rendere pubblico il quadro del ‘dissesto’, attribuendone per intero la responsabilità a Carlo Savorelli, direttore del disciolto Consorzio, in pensione dal 1° gennaio di quest’anno.

 

«Ho il verbale della riunione del consiglio di amministrazione del Consorzio, svoltasi il 30 novembre scorso — sillaba Matteucci — da cui risulta la dichiarazione del direttore che certifica che il bilancio è a posto ed in equilibrio. Viceversa il quadro emerso oggi è inaccettabile e indifendibile: le nostre comunità locali sono parte lesa. Agiremo con rigore, determinazione e trasparenza. Ho già preso contatti con la magistratura». Si sono mossi anche i revisori ed il liquidatore che, come vuole la legge, hanno segnalato il fatto alla procura regionale della Corte dei conti. La scoperta del ‘buco’ avviene a soli quattro mesi dall’ultimo assestamento dell’ente di piazza Caduti: alla vigilia dello scioglimento e del passaggio delle competenze alla nuova ‘Azienda di servizi alla persona’, il Comune di Ravenna era intervenuto con oltre 3 milioni di euro per garantire i servizi e l’equilibrio finanziario del Consorzio.

 

IL LAVORO del liquidatore ha fatto emergere come il buco del Consorzio non fosse affatto colmato: il disavanzo finanziario sarebbe derivato da fatture per servizi non contabilizzati a bilancio, alcune delle quali vecchie di anni. Mentre i crediti di ‘dubbia esigibilità’ sarebbero in gran parte derivati da prestiti sull’onore erogati a famiglie disagiate e mai restituiti. Da una ricognizione sommaria sembra che ci sia stato un tentativo di riscossione dei prestiti: avrebbe fruttato poco più di 60mila euro rispetto a un volume quaranta volte superiore. La situazione reale dei conti del Consorzio, da quanto emerso fino ad ora, non è stata occultata per distrarre fondi o per creare ‘tesoretti’ privati: sembra invece che il sistema dell’assistenza pubblica alle fasce deboli — minori, anziani, disabili, famiglie in difficoltà economiche — abbia sviluppato negli anni un costo superiore a quanto dichiarato ufficialmente.

 

Il peccato originale sarebbe la formula delle ‘convenzioni aperte’ con le cooperative sociali, che hanno un ruolo cardine nell’assicurare il funzionamento del welfare locale. A gestire le convenzioni era appunto il Consorzio, che però era più attento a garantire lo svolgi]mento del servizio di assistenza che a non sforare il tetto di spesa. In questo quadro le cooperative sociali si sono fatte carico di condurre la loro azione pur accumulando crediti nei confronti del Consorzio: il debito, anche con gli assestamenti periodici, ha continuato a crescere, esplodendo a dismisura negli ultimi due anni forse per effetto dell’aumento del disagio delle famiglie colpite dalla crisi. Quando Focaccia è subentrato per avviare le procedure di liquidazione del Consorzio e ha chiuso i ‘rubinetti’, il buco è emerso in tutta la sua drammaticità.

 

IL COMUNE di Ravenna, che ha la quota maggiore del Consorzio, è destinato a subire quasi per intero i contraccolpi del disavanzo. Il sindaco Matteucci ha dichiarato di essere ‘parte lesa’. Tuttavia resta da capire cosa non abbia funzionato nel meccanismo dei controlli. Quando a metà degli anni Novanta Palazzo Merlato ha decentrato i servizi sociali, dando vita appunto al Consorzio, ha scelto di delegare sia la programmazione, sia la gestione di un settore delicatissimo, che comporta costi importanti per la collettività. E non sono stati previsti dispositivi di controllo adeguati. Al di là delle responsabilità che potranno eventualmente emergere, affiora un ‘vuoto’ che si potrebbe riflettere anche nella neonata Azienda di servizi alla persona. Non a caso Matteucci ha annunciato che all’ordine del giorno della giunta di dopodomani ci sarà una verifica dei meccanismi di controllo della contabilità delle attività decentrate. Quanto agli assistiti e alle loro famiglie, non c’è alcun rischio di interruzione dei servizi. «Possono stare assolutamente sereni». E i dipendenti delle coop sociali? «Assicuro l’impegno dei soci per evitare che ci siano ripercussioni sul loro lavoro e sul loro salario».