Ravenna, 28 aprile 2010 - A GUARDARLO dritto negli occhi, coperti da quei riccioli ribelli che vengono da lontano, da quando aveva vent’anni, è una bella sfida. Non perchè non si regga il suo sguardo, a tratti duro, severo, ma perchè ci si accorge che sono lo specchio fedele della sua inafferrabile mente perennemente alla ricerca della pura idealità dell’esistere. Sono sempre piaciute le sfide, al cervese Maurizio Palma e continua ad alimentarle.

E le sue pregevoli opere d’arte — quadri e sculture — ne sono il prodotto più importante, approdo di un lavoro che viene da lontano, da quando, dai primi anni Novanta, era rinchiuso nel carcere di Carinola, in provincia di Caserta. «D’altronde — dice — sono solo cambiati i mezzi espressivi. All’epoca, giovane come ero, esprimevo rabbia e obiettivi che avevo in corpo rapinando banche, ora lo faccio con le più disparate materie, plastica, polistirolo, ferraglie, legno, grumi di colore».


‘L’equazione mancante’, ‘Giardini della mente’, ‘Movimento ed energia’, ‘Autoanalisi’: sono alcuni dei titoli delle opere che Maurizio Palma da ieri ha esposto al Magazzino del sale di Cervia. «Alcune opere le ho terminate proprio in questi giorni, giusto per la mostra» sottolinea l’artista che ha già al suo attivo esposizioni in provincia, ma che solo con questa occasione, resa possibile anche da galleristi come Luca Schiavetti e Agnese Angelini, fa il debutto sul grande palcoscenico artistico.


«Se sono qui lo devo a una grande direttrice di carcere, quello di Carinola. Era il 1993-94. Fu lì che cominciai ad avvicinarmi alla pittura. Mi era sempre piaciuto disegnare. In carcere in Lussemburgo disegnavo donne nude. Ma è stato a Carinola che è emerso il mio autentico spirito artistico, lì ho incontrato gli impressionisti, l’espressionismo e poi l’arte informale». Una volta libero, Maurizio Palma ha capito quale sarebbe stato il suo destino: esprimere il suo senso dell’uomo attraverso l’arte. «Il corpo si decompone, la mente, l’idea, la nostra energia no. L’idea esce dal corpo e si libra nell’universo, libera». Per questo alcune delle sue opere appaiono proprio sguscianti dalle catene, dalle corde, dai legacci: «Ecco, così si manifesta la dignità dell’uomo» dice.


Utilizza di tutto, Maurizio Palma. «Polistirolo e plastica che le persone gettano nei cassonetti, io li recupero. A quella materia cerco di dare dignità, la stessa dignità che deve avere l’uomo». Non è certo ricco, Maurizio. Spesso non ha i colori per terminare un quadro. «E allora utilizzo di tutto. Anche il sangiovese, per il rosso, o la cenere e il carbone, per il nero». Gli piacerebbe modellare il bronzo e per questo le sue sculture di plastica e polistirolo, modellate alla fiamma, sembrano in effetti di bronzo per via del colore utilizzato.


Maurizio Palma alla fine degli anni Settanta smise di frequentare l’istituto per geometri e saltò la barricata. Per una banale scazzottata conobbe il carcere e per lui fu come un detonatore. «Volevo dimostrare al mondo chi fossi, cosa mi sentissi dentro e lo feci in modo iperbolico»: rapinando banche, in Romagna e all’estero e spesso presentandosi con mazzi di rose rosse. Servivano a nascondere la pistola e gli valsero l’appellativo di ‘rapinatore gentiluomo’. Nel 1984 finì in carcere a Lussemburgo. Lui e i suoi amici avevano progettato una rapina miliardaria, ma qualcuno aveva ‘soffiato’ e ovunque c’era polizia. Furono anni duri, di isolamento continuo, di ribellione.

Fu allora che Maurizio Palma e chi scrive entrarono in contatto. Poi il rientro in Italia, ancora il carcere. Il 7 marzo 1991, giorno della Segavecchia, non rientrò in carcere a Forlì scomparendo fra la bancarelle di Forlimpopoli. Si aprirono più di cinque mesi di latitanza dorata, fra qualche rapina e vacanza, fino a quel terribile inizio settembre del 1991 quando la Procura di Rimini, sulla base di una forzata testimonianza di un poliziotto, spiccò nei suoi confronti — e nei confronti di un suo complice e amico — un ordine di cattura indicando lui e l’altro come i famigerati killer della ‘Uno Bianca’. Rischiò veramente la vita, Palma, in quel periodo. Il clima non era certo a lui favorevole. Fu individuato e arrestato assieme a un complice in un hotel di Formia dove si trovava in vacanza. Una operazione con l’impiego anche dei Nocs e di elicotteri. Ben presto quella assurda accusa di essere il killer della ‘Uno Bianca’ si sciolse come neve al sole. Rimanevano da saldare i conti con la giustizia per le rapine. E Maurizio li ha saldati ben presto. Un passato lontano da cui è nato un presente e un futuro d’artista.