Ravenna, 20 luglio 2010 - ALL’OPERA di Santa Teresa, dove vive, alzano il telefono e cominciano a cercarlo. Il cardinale Ersilio Tonini oggi compie 96 anni e, come se non sentisse il peso dell’età e la cappa di caldo che opprime la città, è instancabile. Ha appena terminato un’intervista televisiva (la prima della lunga maratona che ogni anno accompagna la vigilia della sua festa di compleanno); nello studio non c’è, nemmeno nel giardino interno alla struttura.
Non si riposa, sta presiedendo il cda della Fondazione Pro Africa da lui fortemente voluta, grazie alla quale è stato fondato un ospedale in Burundi. E non si nega, a nessuno. Per lui si sono mosse negli ultimi tempi anche le televisioni internazionali: l’arcivescovo emerito di Ravenna è, dopo la scomparsa del cardinale Paul Augustin Mayer (99 anni), il cardinale più anziano del mondo.
Lui, alla vigilia del compleanno, ne sorride. «Per me gli anni non contano — racconta gentile tra le piante del giardino della ‘sua’ casa: l’Opera Santa Teresa —. La vita è bella a 10 come a 100 anni se concepita come slancio verso il futuro e non come fardello da portare sulle spalle. Ciò che conta è fare al meglio il proprio dovere, donando ogni giorno qualcosa di sé».
Lei ha dispensato fino ad oggi insegnamenti preziosi, come parroco, docente, cardinale. Chi ha influito nella sua formazione?
«I miei genitori, due persone straordinarie; i maestri elementari; tutti gli insegnati che ho avuto, i vescovi che mi hanno indirizzato nel cammino. Ho avuto la fortuna di incontrare personalità che mi hanno aiutato a capire in tempo ciò che giova per la vita, che non va lasciato sfuggire prima che sia troppo tardi».
Che cos’è che non bisogna lasciarsi scappare?
«Il più grosso errore che si possa compiere oggi è lasciarsi sfuggire il tempo. Il rischio è ritrovarsi senza niente in mano e accorgersi quando ormai è troppo tardi che avresti potuto arricchirti e non l’hai fatto. Non parlo ovviamente di ricchezza materiale, ma di quei doni spirituali che possono migliorare anche la più piccola parte del mondo».
Lei è nato a Centovera di San Giorgio Piacentino ed è arcivescovo di Ravenna dal ’75. Per i ravennati è il ‘cardinale’ per antonomasia. Sente l’affetto dei suoi concittadini?
«Sì, mi circondano tutti i giorni con il loro affetto. Ravenna oggi è la mia famiglia. Mi ha mandato qui Papa Montini con fiducia e tenerezza. E la città lo ha ricambiato amandomi così fortemente».
La Chiesa è nella bufera per lo scandalo pedofilia. Come sta reagendo secondo lei?
«La Chiesa sta portando avanti con coraggio il suo compito. Chi sbaglia va perseguito senza alcun dubbio, personalmente ho sempre trovato nel mondo ecclesiastico, nel quale sono cresciuto, un enorme rispetto per i più deboli. Non posso che gloriarmi degli insegnanti che ho avuto. Se così non fosse dovrei vergognarmi di appartenere a questo mondo».
Come sta rispondendo alla sua chiamata papa Ratzinger?
«E’ uno degli uomini più colti e preaparati del mondo ma quasi nasconde le sue immense competenze. E’ una grande virtù. L’ho conosciuto a Roma quando tenevo il corso di esercizi spirituali per vescovi e cardinali. Lui era vescovo. Sono orgoglioso del suo impegno. E’ un grande uomo, come lo è stato papa Giovanni Paolo II: attento, riservato, dall’intelligenza pronta e acuta. Un santo che ha sempre messo il prossimo al primo posto».
Il giorno del suo compleanno viene celebrata la messa nella cripta di Santa Teresa per festeggiarla. Qual è l’augurio che le piacerebbe ricevere?
«Continuare a fare il bene del mio prossimo anche in futuro. Voglio continuare ad aiutare i giovani: sono felice, vorrei che tutti i ragazzi riuscissero a capire la gioia della vita, stimare sé stessi e guardare al futuro con fiducia».
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