Ravenna, 27 luglio 2010 - MENTRE i sindacati e le istituzioni si arrabattano per tamponare i danni provocati dalla decisione della proprietà Golden Lady di chiudere l’Omsa, la proprietà stessa non cessa di pensare al futuro del gruppo. Un futuro che, però, come è ormai assodato, non comprenderà più Faenza. E’ di qualche giorno fa la notizia che la chiusura effettiva dello stabilimento di via Pana avverrà dopo una ‘ripresa’ produttiva a settembre; il giorno esatto non è stato ancora comunicato, ma in queste settimane di pausa estiva l’azienda continuerà a smantellare il sito faentino.


SARANNO rimossi, insomma, quei macchinari che serviranno altrove, magari nel Mantovano dove la Golden Lady mantiene il proprio quartier generale; forse anche in Serbia, dove il gruppo ha già due fabbriche e dove ha intenzione di costruirne una terza. Ne ha dato comunicazione ufficiale il ministro per l’Economia e lo sviluppo regionale serbo Mladjan Dinkic, che un mese fa ha siglato con il fondatore di Golden Lady, Nerino Grassi, un memorandum d’intesa per realizzare uno stabilimento nella città di a Loznica.

Situata nel nord-ovest della Serbia centrale, ai confini con la Bosnia-Erzegovina, Loznica conta meno di centomila abitanti ed è attraversata dal fiume Drina. Secondo quanto è stato comunicato, nell’ipotizzato, terzo stabilimento Golden Lady in Serbia potrebbero essere occupati fino a duemila addetti. L’intesa è stata firmata alla presenza anche del sindaco di Loznica, Vidoje Petrovic. Il ministro Mladjan Dinkic ha assicurato che la Golden Lady beneficerà dei «maggiori incentivi mai dati a questo tipo di investimenti fino ad oggi».


IL GRUPPO tessile mantovano, un colosso mondiale con quindici fabbriche in Italia, negli Stati Uniti e appunto in Serbia, ha sinora investito 100 milioni di euro nello stato ex jugoslavo che sta cercando di risollevarsi dalla crisi sociale ed economica facendo ponti d’oro a investitori esteri, creando anche zone franche in cui le aziende fruiscono, tra l’altro, di robusti sconti sulle bollette di energia e acqua. Un problema, quello dei costi energetici in Italia, sollevato anche da molti altri imprenditori. Golden Lady ha già due fabbriche in Serbia, a Popucke e nella vicina Belosevac. Nei due siti sono occupati in totale circa duemila dipendenti (mentre a Faenza stanno perdendo il posto di lavoro 346 persone).


LA POLITICA industriale del gruppo Golden Lady appare in tutto analoga, pur in scala minore, a quella che sta attuando la Fiat di Marchionne, che ha annunciato che andrà a costruire in Serbia, nell’ex fabbrica della Zastava a Kragujevac (zona franca), parte di quello che poteva essere realizzato a Mirafiori. Il costo del lavoro in Serbia è un terzo di quello italiano.
 

LA REAZIONE DEI SINDACATI

La Filctem-Cgil di Faenza ha protestato perché i sindacati hanno incontrato la proprietà il 20 luglio ma
nessuno li ha informati. ''Abbiamo appreso di questo accordo dai giornali locali'', ha spiegato Samuela Meci della Filctem-Cgil faentina, indignata perché ''a questo imprenditore è stato permesso di chiudere un'azienda italiana di 350 persone senza che nessuno, soprattutto il Ministero, abbia posto dei vincoli e fatto richieste a tutela della forza lavoro in Italia''.

La Cgil se la prende anche con le istituzioni locali e la Regione che ''avrebbero dovuto puntare i
piedi'', ha sottolineato Idilio Galeotti. Ora, finita la processione dei politici che in campagna elettorale sono andati a fare visita alle lavoratrici in lotta davanti allo stabilimento di Faenza, resta la cassa integrazione per cessazione di attività per i 350 dipendenti. Ma se a marzo del prossimo anno almeno il 30% non troverà una ricollocazione, la cig cesserà per tutti. E al momento, nonostante la ricerca di possibili nuovi acquirenti o di una riconversione del sito faentino, non si intravedono altre possibilità.

''Penso che sia necessario che tutti comincino a prendere posizioni forti contro le aziende che nei loro 'piani strategici' decidono una delocalizzazione cosi' forte da mettere a rischio i posti di lavoro in Italia'', ha affermato Samuela Meci. Intanto, le macchine che sono state portate fuori dallo stabilimento di Faenza, secondo i sindacati finiranno in parte nell'impianto di Mantova e in parte nella nuova fabbrica in Serbia.