Ravenna, 19 agosto 2010 - L’antica fornace Hoffman sulla Romea nord è stata demolita, ma ora sulle macerie grava un sospetto preoccupante: la possibile presenza di amianto. Lunedì scorso l’Arpa, in seguito a un’ispezione, ha chiesto e ottenuto dal magistrato il sequestro preventivo del cantiere della società Argentario.


«Eravamo intervenuti per un altro motivo — riferisce Gaspare Minzoni, dirigente territoriale di Arpa. — Un residente, infatti, aveva segnalato che qualcuno stava bruciando del legno all’interno del cantiere. Durante l’ispezione, però, i nostri agenti hanno trovato frammenti probabilmente di Eternit, oltre a rifiuti plastici e macerie ancora da identificare». Nei prossimi giorni, la stessa Arpa preleverà campioni di materiale per ulteriori verifiche.

 
Sull’opportunità di demolire la fornace, costruita nel 1908, qualcuno aveva avanzato delle perplessità. Il ‘Gruppo Ravenna viva’ e il movimento Cinque stelle accusano l’amministrazione di non aver salvaguardato questo «elemento di archeologia industriale»: «Il Consiglio comunale, nel 2003, approvò la delibera che prevedeva il recupero edilizio conservativo dell’area dove sorgeva la fornace Hoffmann — sottolineano le due associazioni. — Era previsto che fosse salvata la parte più significativa della fornace, riqualificando poi l’intera zona, già lottizzata per la costruzione di un’enorme quantità di villette a schiera. La composizione architettonica originaria doveva essere recuperata. Eppure qualcuno ha deciso per conto suo: nell’antica capitale dell’Impero romano d’occidente, la storia, il più delle volte, viene sacrificata al mattone. Mentre altrove, in Italia, costruzioni simili vengono restaurate e restituite alla pubblica utilità, magari come centri espositivi».

 «Ma la fornace era in condizioni tali che conservarla era impossibile — spiega l’assessore all’Urbanistica Gabrio Maraldi, — soprattutto alla luce delle nuove norme antisismiche». La società Argentario — che ha acquistato nel 2007 l’area di 17 mila metri quadri — avrebbe comunque intenzione di usare il materiale edilizio della vecchia costruzione per recuperarne in qualche modo le forme architettoniche.


Resta però da sciogliere il nodo-Eternit. Tra i residenti della zona — in particolare di via Argirocastro, che corre lungo un intero lato del cantiere — la parola ‘amianto’ fa alzare più di un sopracciglio. «Sapevo che i lavori erano fermi, ma non avevo idea che si trattasse di questo — dice Valentina. — Mi sembra preoccupante, anche perché il quartiere è pieno di famiglie con bambini». «Brutta notizia — le fa eco un’altra abitante della via. — Di Eternit si sente parlare spesso: purtroppo le città ne sono piene, anche se non ce ne rendiamo conto».