Ravenna, 5 aprile 2011 - «LO SAI CHE HO due papà?»: frase innocente, detta da una bimba di due anni, ma l’effetto è stato devastante per chi l’ha ascoltata, ovvero il padre a pieno titolo, Claudio Bertazzoli, 44 anni, appuntato dei carabinieri originario di Riolo Terme e residente a Baricella in provincia di Bologna.

Era venerdì sera. La piccola era da poco rientrata assieme alla madre, Camilla Auciello, di 34 anni, lui aveva da poco terminato di sistemare il lettuccio della figlioletta e per questo aveva lasciato lì a portata di mano un martello.

QUELLA FRASE è rimbombata dentro al cervello di Bertazzoli per tutta la notte e al mattino è scattata la folle azione omicida. Il carabiniere ha afferrato un paio di forbici e le ha affondate ripetutamente sul petto della donna, poi ha preso il martello e le ha sfigurato il volto e la testa. «Nooo, non è possibile. Sono stato proprio un animale a ridurla così» ha urlato quando il pm Cristina D’Aniello gli ha mostrato una foto in bianco e nero del volto sfigurato della moglie. «Non voglio vederne altre, non voglio vederle a colori».

LA MENTE di Bertazzoli ha rimosso il momento del passaggio all’azione. «Non ricordo più nulla» ha ripetutamente risposto alle domande del pubblico ministero che a palazzo di giustizia di Ravenna insisteva nel tentativo di ricostruire la condotta omicida. «No, è inutile, non ricordo neppure se Camilla si sia difesa». Dalla posizione del cadavere, nella camera da letto, e da lesioni alle braccia è infatti altamente probabile che la compagna abbia accennato un minimo di reazione alle prime sforbiciate.

QUANDO SABATO pomeriggio è comparso davanti al pm D’Aniello assistito dal difensore d’ufficio Sandra Vannucci, l’appuntato dei carabinieri è apparso estremamente calmo. Ha parlato a ruota libera, ha raccontato della storia con Camilla iniziata quattro anni prima (i due non erano sposati), della nascita della bimba, poi ha parlato dei problemi sorti, della volontà di lei di interrompere la relazione. Al pm, Bertazzoli ha detto che non sapeva che la compagna avesse una relazione con un altro uomo. Quell’uomo cioè cui si riferiva la bimba quando venerdì sera parlò di «due papà»: al pomeriggio sembra che la donna avesse infatti incontrato l’amico in compagnia della figlioletta.

HA PARLATO a lungo, Bertazzoli, ma nulla ha detto sulle modalità dell’omicidio: «So solo che l’ho uccisa, non volevo che se ne andasse». Ciò che il pm sapeva e in base a cui ha formulato domande all’indagato, emergeva dalle annotazioni fatte dal personale del Commissariato di Faenza cui Bertazzoli sabato mattina si è presentato per costituirsi e al quale ha raccontato molti particolari e anche dalle testimonianze della sorella Marina e del cognato cui, prima di costuituirsi, aveva affidato la figlioletta, a Riolo Terme, e ai quali pure aveva raccontato nei particolari quanto aveva da poco combinato, nella sua casa a Baricella. Poi, una volta consegnatosi alla polizia, la luce nella sua mente si è spenta, ha cancellato i colpi assassini, il sangue. «Ricordo che ho fatto la doccia e ho preparato i vestititini per la bimba».

CONCLUSO l’interrogatorio Claudio Bertazzoli è stato trasferito, su sua richiesta, al carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere. Oggi nella tarda mattinata l’appuntato dei carabinieri tornerà a palazzo di giustizia di Ravenna per l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al gip Monica Galassi. Poi tutti gli atti saranno trasmessi dalla Procura ravennate a quella di Bologna competente per territorio. Ed è molto probabile che per l’uomo venga chiesta una perizia psichiatrica.