Ravenna, 19 settembre 2012 - QUANDO i nipotini vanno a trovare la nonna, la gioia di Alida Triossi è mista al terrore. «Ho paura per loro, per mio figlio. Controllo la casa di fianco alla mia sperando di non vedere comparire quell’uomo. Sono passati nove anni e da quando l’hanno scarcerato vivo nel panico. E, purtroppo, il dramma di lunedì mi dà ragione. E mi ferisce, nuovamente».
 

ALIDA TRIOSSI nella sera del 6 dicembre 2001 perse il marito, Alfredo Gridelli, ucciso da Primo Bisi, suo vicino di casa. Sul pavimento della camera da letto di quest’ultimo, in via Trentino a Savio, c’era anche il cadavere della moglie, Jolanda Consalvo. Due colpi di 357 Magnum sparati a distanza ravvicinata. «Quando mia nipote mi ha chiamato, lunedì sera, ho avuto un tuffo al cuore — continua la vedova Gridelli —. Bisi? Ancora Bisi? Una pistola? Subito ho pensato che l’avvocato fosse andato nell’abitazione del fratello, dove l’omicida deve scontare i domiciliari. Poi mi hanno detto che era successo a Ravenna. Ma come può un uomo del genere spostarsi indisturbato, avere armi? Perché dare a Bisi, una persona evidentemente malata, l’opportunità di continuare a fare del male?». Tanti interrogativi che Alida continua a ripetere dal giorno della scarcerazione, nel 2010. E c’è un particolare, notato dalla vedova e dai vicini di casa di Savio, che getta un’ulteriore ombra sul tentato omicidio dell’avvocato Manetti.
 

«UNA DECINA di giorni fa abbiamo notato dei movimenti nell’abitazione di Bisi — ricorda la vedova —. Quella casa, dove avvenne il duplice assassino, è chiusa da quella tragica sera di 11 anni fa. Era intestata alla figlia con l’usufrutto al padre e sta andando in malora. Solo il fratello ogni tanto passa. E dieci giorni fa ha prelevato il motore, uno Scarabeo, abbandonato lì da quel dicembre. Pensavo lo volesse vendere, e invece... Bisi aveva già premeditato tutto». Alida, che oggi ha 68 anni, si sente abbandonata dallo Stato e dalla Giustizia. «Il tribunale ha stabilito che la mia famiglia dovesse ricevere 180mila euro come risarcimento. Non abbiamo visto un euro, ho solo pagato avvocati. E si può pensare come sovrastata da una tragedia del genere una donna possa pensare al denaro. Ma io sono sola, vivo della mia pensione e del cuore grande di alcuni amici. Il gruzzoletto che mio marito aveva messo da parte per nostro figlio e i nipoti se n’è andato nelle spese legali e nelle spese del funerale. È giustizia questa?»
 

Leda Santoro