Ravenna, 23 gennaio 2013 - La Guardia di Finanza di Bologna ha eseguito in tutta Italia 29 ordinanze di custodia cautelare e sequestrando beni per oltre 90 milioni di euro nei confronti di appartenenti ad un’associazione a delinquere capeggiata da Nicola Femia, un importante boss della ‘ndrangheta che dalla provincia di Ravenna dirigeva sul territorio nazionale ed estero, un’intensa attivita’ illecita nel settore del gioco online e delle Video Slot manomesse. Arresti anche a Bologna. Tra gli arrestati, oltre ai due figli di Femia, Rocco Maria Nicola e Guendalina, e il genero Gianalberto Campagna, vi è un sottufficiale della Finanza di Lugo di Romagna

 

Il capo dell’organizzazione, originario della Calabria, trasferito in Emilia Romagna (a Sant’Agata sul Santerno, nel Ravennate ) per scontare un provvedimento di “obbligo di firma”, e’ pregiudicato per diversi reati, tra cui traffico internazionale di stupefacenti e armi. L’associazione a delinquere era dunque capeggiata dal boss n’dranghetista che dalla provincia di Ravenna, dirigeva sul territorio nazionale ed estero, anche attraverso estorsioni e sequestri di persona, l’attivita’ illecita nel settore del gioco on line e delle video slot manomesse. L'indagine è partita nel 2010 dalla denuncia di un operaio marocchino di Imola sequestrato in auto e pestato.

L'associazione criminale aveva con ramificazioni in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) e all`estero (Gran Bretagna e Romania).
Oltre 150 le perquisizioni eseguite presso i domicili degli indagati e le numerose sale da gioco utilizzate per collocare le Video Slot manomesse o consentire il collegamento con i siti di gioco on line illegali.
Nell’operazione sono stati impiegati 800 finanzieri dei Comandi Provinciali di Milano, Roma, Ravenna, Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Torino, Asti, Biella, Bergamo, Macerata, Teramo, Potenza, Modena, Parma, Brescia, Cagliari, Palermo, Messina, Lucca, Benevento, Treviso, Vicenza, Viterbo.

Spunta anche il nome di Giovanni Tizian nelle intercettazioni fra il capo della banda, Nicola Femia e il faccendiere Guido Torello: il primo si lamenta degli articoli che Tizian aveva cominciato a scrivere sulla “Gazzetta di Modena” evidenziando i legami di Femia con la criminalità organizzata calabrese. “O la smette o gli sparo in bocca”, dice Torello. Ovviamente la cosa mette immediatamente in allarme gli inquirenti che decidono di mettere sotto tutela il giornalista. Ma allo stato non sono emersi riscontri su un concreto intervento di Torello.