A Casal Borsetti la parrocchia ’sfiducia’ il don

I fedeli scrivono al vescovo: "Chiede soldi con insistenza e nelle omelie parla di politica a sproposito. Poi liti sulla pubblica piazza"

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Volantini distribuiti a messa con iban per raccogliere fondi, prediche sopra le righe e, durante l’omelia, inviti a non votare a sinistra. Poi, fuori dalla chiesa, quando sveste l’abito talare, discussioni con la gente che talvolta degenerano nel battibecco da osteria. A Casal Borsetti lo scontro col parroco, don Rafael Wojciech Szarek, sembra far rivivere i tempi di don Camillo. Un don Camillo sui generis. Perché contro di lui, stavolta, non c’è un solo Peppone ma – a quanto pare – una nutrita comunità, parrocchiani ma non solo. Se ne parla nei bar, nelle sedi di associazioni, per strada. Persino in spiaggia ai turisti che la domenica frequentano la parrocchia di San Lorenzo non è sfuggita l’insistenza con cui il sacerdote di origine polacca, qui dal dicembre 2019, si appella alle coscienze e soprattutto ai portafogli, minacciando la chiusura della chiesa in inverno perché tra bollette alle stelle e fedeli sempre più rarefatti, dice, così non può andare avanti. C’è però chi non gradisce. E tra una messa e l’altra, tra una comunione e un’omelia che fa rizzare i capelli, la pazienza l’ha persa davvero e ha scritto al vescovo Lorenzo Ghizzoni, che ora ha tra le mani la patata bollente.

Chiamatela, se volete, la maledizione di Casal Borsetti. Nulla a che vedere rispetto alle ben più gravi vicende che coinvolsero don Desio (sesso con minori). Ma ancora una volta si assiste a uno scontro tra la comunità e il suo pastore di anime, sebbene per tutt’altri motivi e dai sapori guareschiani. Nella lettera al vescovo lo si accusa di "infuriarsi con i presenti" e "parlare di politica a sproposito". A lasciare perplessi (eufemismo) è stata soprattutto la distribuzione, domenica scorsa alla messa delle 10, di un volantino con un iban bancario, diverso da quello del conto parrocchiale, in cui chiede "un aiuto concreto per il rifacimento della pavimentazione dell’ex cinema da adibire come oratorio". Alcuni parrocchiani accusano il don di essere "ossessionato dai soldi" e ritengono questo un metodo non ortodosso di raccolta fondi. E di non sapere dove poi questi soldi vadano a finire. "Durante tutte le messe ripete le stesse cose – ci scrive una fedele – cioè di dare soldi, dicendo ai turisti che se li hanno per le vacanze e il ristorante devono darli anche alla parrocchia". Durante la messa delle 8, invece, ha invitato a non votare a sinistra. Diversi i presenti che lo confermano. "Era presente – ci dice una parrocchiana – anche un esponente politico". Contattiamo altri testimoni i quali, pur chiedendo l’anonimato, ci confermano che la tensione è palpabile e il punto di rottura vicino. Qualcuno sbuffa quasi rassegnato, altri ridono in modo sarcastico ("è arrivata la voce anche a voi...?). Ma c’è anche una signora che in parte lo difende: "Sì, è vero, ha un bel caratterino e a messa la tiene lunga. Chiede spesso soldi, anche tra i turisti, perché sennò la chiesa non va avanti, ma credo sia la pecca di tutti i preti. Personalmente le offerte le faccio. Gli consigliai solo di cambiare metodo, mi disse che avrebbe continuato a fare di testa sua".

Al vescovo, cui vengono poste all’attenzione numerose altre controversie, talune sul filo della diffamazione, viene chiesto a chiare lettere di "sollevare don Raffaele dalla nostra comunità". Ciò, anche, in ragione dei comportamenti ("liti con tutte le realtà e diversi locali del paese, talvolta fino alle offese") ritenuti non confacenti a chi indossa i paramenti sacri. Fonti della Curia di Ravenna fanno sapere che monsignor Ghizzoni sta già effettuando le proprie verifiche. Per il momento ha invitato il parroco a rettificare una frase infelice. Vale a dire il fatto che il Comune fosse in debito con la Caritas di 15mila euro. Palazzo Merlato ha effettuato i dovuti accertamenti e la cosa è risultata destituita di fondamento. Ma intanto l’onda lunga della lite è diventata uno tsunami.

Lorenzo Priviato