Sono in totale quattro le pazienti delle quali, secondo l’accusa, quell’infermiere 31enne avrebbe abusato: due con coercizione e due sfruttando la loro condizione e il suo ruolo professionale all’interno della clinica psichiatrica accreditata con il servizio sanitario nazionale per la quale lavorava (Villa Azzurra di Riolo Terme).
La procura, dopo avere chiuso l’indagine con la notifica del relativo avviso, ha chiesto il rinvio a giudizio del diretto interessato. Se ne parlerà a metà della prossima settimana nell’udienza preliminare davanti al gup Janos Barlotti. In quella sede le giovani - sono tutte poco più che ventenni - avranno la possibilità di costituirsi parte civile. Il 31enne, dopo un periodo trascorso in custodia cautelare in carcere, si trova da qualche mese ai domiciliari: da quando cioè il tribunale del Riesame di Bologna aveva accolto la richiesta della difesa per una misura restrittiva più attenuata. A pesare sulla scelta dei giudici felsinei, vari elementi: tra cui il fatto che l’indagato dal febbraio 2023 avesse intrapreso un percorso terapeutico. Inoltre dopo le dimissioni dalla struttura - la quale lo aveva comunque da subito sospeso -, aveva cominciato a lavorare in uno specifico settore privato con limitato contatto con gli utenti. Sul 31enne pende anche un procedimento disciplinare aperto dal collegio degli infermieri di appartenenza.
Secondo le indagini dei carabinieri della Compagnia manfreda coordinate dal pm Stefano Stargiotti, i contatti con le pazienti si erano verificati perlopiù in reparto e di notte. Nel dettaglio i contestati abusi sessuali sono stati collocati in una manciata di mesi nel periodo che va da novembre 2022 a gennaio 2023. In seguito, una delle pazienti aveva fatto partire l’inchiesta confidando cosa le fosse a suo avviso accaduto con quell’infermiere conosciuto in reparto e che avrebbe dovuto invece prendersi cura di lei. Una volta partite le verifiche, gli inquirenti avevano inquadrato altri potenziali casi. I primi tre avevano finito con l’alimentare a inizio marzo scorso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a firma del gip Corrado Schiaretti.
La clinica riolese da parte sua aveva da subito attivato un procedimento interno a carico dell’infermiere decidendo di sospenderlo dall’attività in via cautelare. Tuttavia il 31enne aveva deciso in autonomia di rassegnare le dimissioni dal lavoro e di intraprendere un percorso terapeutico presumibilmente per affrontare quelle stesse problematiche personali che, per la procura, rimandano a quanto accaduto in reparto. Quando i militari della Stazione di Riolo gli avevano notificato l’ordinanza cautelare, si trovava in terapia da circa un anno.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, il ragazzo, difeso dall’avvocato Rita Nanetti, aveva in buona sostanza reso alcune ammissioni per quanto riguardava due pazienti. Sul suo conto, i colleghi hanno in linea di massima restituito il ritratto di una persona attenta e ben formata dal punto di vista tecnico-professionale.
Andrea Colombari