Accusa la Penitenziaria: "Io, pestato in carcere". Ma era tutto falso e finisce lui a processo

Protagonista della vicenda un detenuto 40enne che per la Procura si era inferto da solo segni in faccia con graffi e pugni per poi raccontarlo ai medici di guardia e sperare in un accertamento.

Accusa la Penitenziaria: "Io, pestato in carcere". Ma era tutto falso e finisce lui a processo

Accusa la Penitenziaria: "Io, pestato in carcere". Ma era tutto falso e finisce lui a processo

Non solo aveva raccontato ai medici di guardia di essere stato picchiato in cella a Ravenna dalla polizia penitenziaria. Ma aveva pure fatto un velenoso accostamento ai pestaggi presumibilmente verificatisi tempo prima nel penitenziario casertano di Santa Maria Capua Vetere. E invece era tutto falso. E così da accusatore si è ritrovato accusato.

Ieri mattina davanti al giudice Roberta Bailetti è partito il processo che vede imputato per simulazione di reato un 40enne di origine calabrese ora in carcere ad Ascoli ma al tempo dei fatti contestati, ospite di Port’Aurea. La vicenda risale al 17 settembre 2021, data delle visite corredate di doglianze. Secondo le indagini coordinate dal pm Marilù Gattelli, il 40enne si era in realtà procurato da solo a più riprese segni in faccia con schiaffi, pugni e graffi per poi simulare un’aggressione degli agenti: un pestaggio insomma con l’intenzione che dal referto del medico partisse poi un procedimento penale. Cosa accaduta: ma alla fine a suo carico. E l’imputazione sarebbe potuta essere ancora più grave (calunnia) se il 40enne avesse formalmente denunciato le simulate percosse alla polizia giudiziaria.

Ieri a prendere la parola davanti al vpo Annalisa Folli e al difensore Sara Scarpellini, sono stati un paio di agenti e i primi due medici che avevano visitato l’imputato. "Era agitato perché non era d’accordo con il consiglio di disciplina - ha ricordato il primo teste -. Disse parolacce contro la direttrice. E si colpì con schiaffi in faccia: tre o quattro urlando in corridoio e dicendo che ci avrebbe denunciato come accaduto a Santa Maria Capua Vetere". Alla scena avevano assistito più colleghi: "Nel corridoio continuò a colpirsi dicendo che voleva andare all’ospedale e che ci avrebbe denunciato; voleva chiamare l’avvocato". Un altro agente intervenuto in fase successiva, ha riferito di avere "sentito urla e agitazione: siamo accorsi tutti per vedere cosa succedeva". Attorno all’imputato c’erano diverse persone: "Cercavano di tranquillizzarlo: lui si colpiva al volto, nessuno di noi lo ha toccato", anzi "abbiamo cercato di farlo ragionare.

Tuttavia una volta dal medico, aveva riferito questo: "Mi disse di essere stato picchiato dagli agenti, gli diedi due o tre giorni per varie escoriazioni". Quel detenuto "l’ho visto spesso perché" soffriva "di un senso di ingiustizia e di problemi di ambientamento". Anche alla dottoressa da cui era andato più tardi aveva detto di essere stato "picchiato dagli agenti: aveva graffi in faccia e insisteva per andare in pronto soccorso", dove era stato accompagnato la notte.

Andrea Colombari