Acqua potabile, 42 milioni per l’impianto

Il progetto, finanziato da Hera e Con.Ami, andrà a beneficio di Castel Bolognese e territori della Bassa Romagna. Sarà pronto entro il 2025

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È pari a 42 milioni di euro l’investimento che metterà a disposizione un nuovo potabilizzatore, in costruzione dall’aprile del 2023 e pronto entro il 2025, per diversi comuni della provincia di Ravenna e del circondario di Imola. Il progetto – finanziato da Con.Ami per 30 milioni e per 11 milioni da Hera, con il contributo di un milione dal Piano nazionale acquedotti – vedrà da un lato il potenziamento dell’impianto di trattamento dell’acqua industriale di Bubano, nell’Imolese, dall’altro l’efficientamento del potabilizzatore vero e proprio, le cui acque copriranno il fabbisogno idrico dei residenti di Mordano, Bagnara di Romagna e della bassa imolese.

Entrando nel dettaglio, la potenzialità dell’impianto di trattamento – che si serve delle acque del Canale emiliano-romagnolo e di quelle del Canale dei Molini di Imola – passerà dagli attuali 400 litri al secondo a 450: queste acque, immesse nelle condotte dell’acquedotto industriale, verranno utilizzate da circa 300 imprese con sede nei comuni di Imola, Mordano, Dozza, Massa Lombarda, Conselice e Sant’Agata sul Santerno. Pure una parte di quelle acque sarà a uso idrico: farà infatti rotta per i potabilizzatori di Castel San Pietro Terme, di Conselice, di Sant’Agata e per quello imolese di Pontesanto. Una volta potabilizzate e reindirizzate negli acquedotti civili, potranno coprire circa il 40% del fabbisogno idrico di un territorio che comprende, oltre ai comuni sopra citati, anche quelli di Castel Guelfo, Medicina e Dozza, nell’Imolese. Nel piccolo comune appenninico, grazie a questo intervento, è prevista la graduale dismissione del prelievo dai pozzi; lo stesso accadrà a Castel Bolognese e Solarolo: anche qui le falde potranno avere in futuro un maggiore respiro.

"Sarà incrementata pure la potenzialità del potabilizzatore di Bubano – precisano il presidente di Con.Ami Fabio Bacchilega e l’ad di Hera Orazio Iacono –, che quadruplicherà dagli attuali 40 litri al secondo a 160. Un terzo elemento nel comparto di Bubano è relativo a un impianto di trattamento dei fanghi sottoprodotto dei due differenti processi di depurazione. Gli interventi si concentreranno sulla posa di una nuova rete idrica di 8,6 chilometri fra Bubano e Imola, e su un secondo stralcio di 8,5 km che congiungeranno il sistema a Castel Bolognese. Gran parte delle condutture correranno in aree oggi solcate dalla campagna. L’attraversamento del tracciato dell’autostrada A14 sarà compiuto tramite trivellazioni, dunque senza la necessità di scavi a cielo aperto. Investimenti attesi da tempo in un territorio, la Romagna, che come le città della via Emilia è fra i pochi in Italia ad avere una popolazione in crescita, la cui demografia nell’ultimo secolo è stata rivoluzionata dal sorgere di un’immensa area urbana che si estende quasi ininterrotta per tutta la costa adriatica. La genesi dell’opera è stata lunga: mentre i lavori veri e proprio dovrebbero concludersi in circa due anni, l’iter autorizzativo, cominciato nel 2017, si è completato solo quest’anno.

L’attesa del nuovo potabilizzatore era stata ancora più lunga: "Tenete conto – fa notare il sindaco di Castel Bolognese Luca Della Godenza – che qui l’acqua si presenta con la maggior componente calcarea fra quelle dell’Emilia Romagna". Uno dei maggiori beneficiari del progetto "sarà la diga di Ridracoli – spiega la vicepresidente dell’Emilia Romagna Irene Priolo –. Il nuovo potabilizzatore consentirà di diminuire la pressione sulla diga. Nonostante le piogge delle ultime settimane, le stime ci dicono che rimarremo sotto il livello della capacità di riempimento. Questa è politica industriale. Avere pianificato questo investimento anni fa è stato lungimirante: se per prendere questa contromisura si fosse aspettata la crisi climatica la situazione sarebbe stata in futuro ancora più critica".

Filippo Donati