Addio a Saporetti, una vita da partigiano

Nato a Carraie, ha fatto parte della 28esima Brigata Garibaldi e ha scritto un libro su quell’esperienza. Si è spento ieri mattina a 95 anni

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"Io la tessera da Balilla non ce l’ho". Silvano Saporetti lo disse fiero alla maestra che nel 1935 si offrì di regalargliela. Quella frase è una fede che ha espresso per tutta la vita: dal banco di scuola agli anni da partigiano, e poi nelle tante occasioni in cui ha ricordato la sua esperienza nel tempo. Ed è la frase con cui lo ricordano ora i tanti che gli hanno voluto bene: Saporetti infatti purtroppo è scomparso ieri mattina a 95 anni.

Nato il 25 marzo del 1927 a Carraie, ha combattuto prima nel distaccamento Garavini, all’età di appena 17 anni, partecipando alla liberazione dei territori a sud di Ravenna. In seguito si era quindi unito alla 28esima Brigata Garibaldi, nella quale si è dato da fare fino alla completa liberazione del nord Italia. "Nel dopoguerra e poi fino agli ultimi anni – scrive l’Anpi in una nota di cordoglio – ha testimoniato continuamente la Resistenza e i suoi valori, portando la propria esperienza nelle scuole e attraverso un bel libro di memorie: ’Io la tessera da Balilla non ce l’ho’, che narra la sua maturazione precoce verso l’antifascismo. Dalla originaria Carraie, con cui mantenne sempre un forte legame, a Ravenna, il suo impegno è stato costante e fruttuoso".

Di quell’impegno Saporetti aveva parlato estesamente anche in un’intervista del 2019 al sito ’Noipartigiani.it’, in cui a 92 anni si mostrava ancora sveglissimo e molto in forma. "Nel 1943 avevo 16 anni ed ero mingherlino, nei partigiani non mi volevano – ha raccontato –. Eravamo troppi, così ci mandarono prima a fare la guardia fuori dalle scuole di San Pietro in Campiano, poi nel bosco a prendere la legna. Ma io volevo andare a fare la pattuglia, così me ne andai e tornai a Carraie. Creai un’organizzazione parallela, il ’Fronte della gioventù’, con ragazzi della mia età o più piccoli". In seguito Saporetti entrò nella 28esima Brigata Garibaldi. Dopo la guerra ha lavorato come muratore alla Cmc.

"La mia storia è una storia diversa da quella di tutti gli altri – aveva detto sempre nel 2019 –. Io non ho scelto l’antifascismo, sono nato antifascista. Nella mia vita ho sempre pensato che il fascismo non durasse, che fosse una stortura".

Il funerale si terrà sabato alle 16.30 alla Camera mortuaria. La famiglia non vuole fiori, ma una donazione ad Amnesty International.