Addio a Tura, mai interrotto il legame con la sua Faenza

Organizzava seminari formativi nella sala del consiglio comunale e a lungo mantenne un ambulatorio in città. Contribuì a costruire la rete Ail romagnola

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La medicina italiana ha perso un "un esempio e un mentore", un grande medico, il suo guardiano del sangue". Queste le parole conclusive di un post sui social network scritto da Massimo Isola, sindaco di Faenza, relativamente alla scomparsa avvenuta ieri del professor Sante Tura. Il medico e professore universitario abitava a Bologna da molto tempo ma aveva mantenuto stretti rapporti con Faenza, la sua città natale e in generale con tutto il territorio romagnolo.

Considerato un ricercatore illuminato, il Professore Emerito di Ematologia dell’Università di Bologna, è stato tra i padri fondatori dell’Ematologia italiana, come branca specialistica della Medicina Interna, e con i suoi studi, ha contribuito significativamente ai progressi nella diagnosi, terapia e cura delle malattie ematologiche neoplastiche nell’arco degli ultimi 50 anni. Lunghissima è la lista delle attività per le quali il medico, nato a Faenza nel 1929, si è speso in prima persona.

"Era un medico dall’empatia unica coi suoi pazienti - ricorda il giornalista Gaetano Foggetti, presidente dell’AIL di Forli-Cesena -. Lo conobbi trent’anni fa quando era direttore del ‘Seragnoli’ (l’istituto di ematologia del Sant’Orsola di Bologna) che lui fondò dando uno slancio determinante all’ematologia moderna". Il professore contribuì inoltre alla costituzione delle sedi Ail sul territorio romagnolo che oggi conta tra le altre sedi a Bologna (di cui fu presidente, nda), Ravenna, Rimini e appunto Forli-Cesena: "Senza l’input di Sante Tura – prosegue Foggetti –, il tessuto sociale in romagna sarebbe certamente più povero. In tanti anni di attività associativa abbiamo raccolto fondi e portato l’assistenza domiciliare e il supporto psicologico in tanti territori. Sante Tura si spese molto e si dedicò con grande passione al mondo del volontariato dando un’impronta netta anche alle Ail nazionali".

Si interessò anche alla divulgazione scientifica e alla formazione, organizzando annualmente anche a Faenza diversi seminari. "Sessioni formative in ambito ematologico riservate a studenti e ricercatori che si tenevano nella sala del consiglio comunale – spiega Giovanni Malpezzi, sindaco manfredo nel decennio 2010-2020 – .Lo ricordo con affetto come una persona dalle grandi doti umane e professionali. Un signore con la ’s maiuscola’ nel senso romagnolo del termine, con uno stile unico di relazionarsi con le persone".

Tura ricevette nel territorio numerose onorificenze. Nel 2001 gli fu attribuito il ’Faentino lontano’, sindaco Claudio Casadio (quel giorno venne a Faenza anche il sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca). "Ricordo benissimo la consegna – ricorda Casadio –. Fu insignito del titolo perchè con lavoro, competenze e passione rese onore alla comunità dalla quale proveniva. Mi sembrava molto legato alle sue radici. E non manifestava a distanza rispetto al contesto della sua comunità in cui era molto inserito. Aveva una spiccata capacità di relazionarsi con le persone, derivante dalla professione di medico".

Tura ricevette anche la cittadinanza onoraria di Conselice. Nel 2015, invece, l’Accademia degli Incamminati gli attribuì a Ravenna il suo massimo riconoscimento, il ’Vincastro d’Argento. Premio ad una Vita‘ che ricevette dalle mani del presidente Venerino Poletti e del presidente emerito Antonio Patuelli.

Laureatosi nel 1954 in medicina e chirurgia, dallo stesso anno, fu studente interno nell’Istituto di Patologia Speciale Medica e Metodologia Clinica Unibo, diretto dal professor Domenico Campanacci. I "campanacciani", scrivevano di lui per celebrarne i 90 anni come di "un uomo che possedeva grande chiarezza di idee ed altrettanta determinazione per realizzarle".

Dopo la specializzazione in Ematologia all’Università di Modena ottenne l’incarico dell’insegnamento di Ematologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia a Bologna, diventando ordinario dal 1976 e, dallo stesso anno, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ematologia. A Faenza in Corso Matteotti 18 ebbe uno studio per oltre trent’anni dal 1962 fino al 1995. Una persona molto attiva anche da giovane, secondo gli amici di infanzia, e che prima di diventare un affermato professionista, fu anche dedito allo sport e alla cultura teatrale. "Eravamo i ragazzi di Don Belli - ricorda un amico di vecchia data, Vero Rava – e Sante era il capitano della nostra squadretta di calcio. Poi da grande si trasferì a Bologna. Era il nostro amico più importante – conclude il racconto – , quello che aveva fatto più strada ma una volta all’anno veniva a Faenza ed offriva un pranzo ai suoi amici più intimi".

Damiano Ventura