Addio a Vanni Ballestrazzi, amico fraterno di Gardini

Giornalista, aveva 90 anni. I figli di Raul: "Perdita insanabile, ci mancherà"

Migration

È morto Vanni Ballestrazzi. Aveva 90 anni. Da alcuni mesi le sue condizioni di salute erano peggiorate. Abitava in via Port’Aurea, in un bilocale che era il riassunto della sua vita. Fu capocronista del Carlino Ravenna dal 1956, quando era succeduto a Tino Della Valle, fino al 1973, quando aveva assunto altri incarichi, sempre al Carlino. Una figura storica per Ravenna per due motivi. Il primo, perché ha legato la sua attività giornalistica a uno dei momenti decisivi, sul piano economico e sociale, per la Ravenna che viviamo oggi. E per l’amicizia con Raul Gardini. Un’amicizia antica, nata banalmente sui banchi di scuola. "Da bambino – raccontava - andavo a pranzo a casa sua e dopo la pasta lui era già in cortile che mi chiamava, non era uno che stava troppo seduto…". Poi la vita ti porta altrove con la famiglia, ma ti ricongiunge e ti accompagna per decenni. "Se ne è andato l’amico fraterno di nostro padre, presenza affettuosa e leale per noi e, soprattutto, testimone fedele e insostituibile della memoria di Raul. È una perdita insanabile, ci mancherà sempre" dicono i tre figli di Raul e Idina, Eleonora, Ivan e Maria Speranza.

Nella mente, prima ancora dei successi o delle difficoltà, restano i luoghi di Raul e Vanni. A Ravenna, a Cà del Pino, sulla Romea, dove alcuni amici si davano appuntamento per scaricare un po’ di stress. "D’altronde Gardini era emulato in tante cose" scrive Ballestrazzi in una testimonianza per una pubblicazione dedicata a Cà del Pino. "Ricordo che acquistò in via D’Azeglio un rudere bombardato e lo fece restaurare a immagine e somiglianza di com’era prima delle bombe. Raul diceva che non aveva senso consumare del suolo, quando bastava rimettere a posto ciò che già esisteva. Bene: tantissimi altri ravennati cominciarono ad acquistare case in centro distrutte dalla guerra, per rimetterle a posto e andarvi a vivere". Oppure quel tavolo al Gallo, a sinistra, dopo l’ingresso che porta alla sala della famiglia Turicchia. Gardini si fermava lì con Vanni e altri amici, che poi nei decenni hanno continuato a frequentare solo quel tavolo. Le foto, le dediche, i quadri propongono l’immagine di un Vanni sorridente, per quanto con un carattere da romagnolo, quindi anche franco e puntiglioso nel difendere le sue tesi. In questi locali, ci sono anche oggi diverse immagini che ritraggono una importante fetta di storia industriale, molto più moderna e attuale di quanto si pensi, perché oltre 30 anni fa, nessuno parlava di ‘bio’ e di ‘green’. Gardini sì, e con lui Vanni che cercava di spiegare che quello era il futuro.

Quando si entrava nella casa di via Port’Aurea, con una porticina dove l’omone Vanni doveva quasi incurvarsi per entrarci, la prima cosa che si inquadrava era il drappo del leone su fondo rosso scuro: il simbolo del Moro di Venezia. È qui che Vanni Ballestrazzi ricevette l’ultima telefonata di Gardini prima di quel 23 luglio 1993, il giorno della morte di Raul.

Lorenzo Tazzari