Addio allo storico dirigente Vanni Monari

Volley, fu l’antesignano dei procuratori sportivi. Beccari: "La pallavolo, se non lo avesse incontrato, sarebbe stata meno affascinante e divertente"

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Il mondo dello sport ravennate è in lutto. Stamattina, nella sua Alfonsine, si è spento Vanni Monari, storico dirigente di volley e fondatore della Uisp Lugo. Monari, che era originario di Bologna, e che il 14 agosto avrebbe compiuto 84 anni, è stato l’antesignano dei procuratori sportivi. Fin dai tempi della guerra fredda, vantava entrature di assoluto rilievo nel mondo dello sport del blocco sovietico, diventando il referente e il tramite per molte società sportive europee (di qualsiasi sport di squadra maschile e femminile, dal basket al volley, dalla pallamano al calcio) che ambivano tesserare atleti d’oltre cortina.

Da qui deriva anche il soprannome (Monarienko), che lo ha accompagnato per gran parte della sua carriera. Grande esperto di volley, fin dagli anni 50, è stato l’organizzatore di tournée all’estero, sotto l’egida dello Csit (la Confederazione sportiva internazionale dei lavoratori, associazione internazionale che si propone di promuovere lo sport tra i lavoratori), dando la possibilità a centinaia di giovani atleti della provincia di Ravenna, di confrontarsi con una realtà lontana e, altrimenti, impossibili da raggiungere. Presidente, direttore sportivo, direttore tecnico dei club ravennati maschili che via via si sono succeduti (Pallavolo Ravenna, Porto Ravenna Volley), è stato anche il presidente di Ferrara in A1. L’ultima trasferta, come capo delegazione delle squadre maschili e femminili di beach volley, l’aveva fatta a Tortosa, in Spagna, nel 2019, agli World sport game dello Csit.

A ricordarlo con affetto ci ha pensato Nino Beccari, il ‘suo’ allenatore per antonomasia, chiamato in causa da Monari a più riprese, e per progetti pallavolistici ad ampio spettro, dalla massima divisione ai dilettanti: "La pallavolo, se non avesse incontrato Vanni Monari, sarebbe stata meno affascinante, meno intrigante e meno divertente, a qualsiasi livello. È stato il mio presidente o direttore sportivo dalla serie A agli amatori. Non c’era categoria; con lui era un piacere la trasferta, era un piacere il riscaldamento, era un grande piacere il ‘terzo tempo’. Le serate in pullman, di ritorno dalle trasferte, resteranno negli annali. Meglio se avevamo vinto, ma anche in caso di sconfitta, uscivano ragionamenti profondi e originali fino al mattino. Era davvero uno spasso condividere con lui i tanti momenti di un evento sportivo".

Dissacratore, più democratico di molti democratici, Vanni Monari non ha mai nascosto il proprio orientamento politico, ma si è sempre distinto per un approccio sui generis, lontano da certi stereotipi: "Una volta – ha proseguito Beccari – eravamo nella vecchia Ddr. Messo alle strette per certi ragionamenti non troppo in linea, si alzò e disse: i compagni me li sceglie il partito; gli amici me li scelgo io. Non era insomma riconducibile al sistema. Il suo epitaffio? Imperturbabile coi forti; sensibile coi deboli. Capiva chi era in difficoltà. E lo aiutava". Infine, le questioni ‘economiche’: "Ho giocato e allenato per quasi 50 anni – ha concluso Beccari – e, di soldi, ne devo avere da tutti. Monari è l’unico da cui non devo avere niente".