REDAZIONE RAVENNA

Alberto Ferrero (Fratelli d’Italia): "Perso perché ci siamo divisi"

Il coordinatore del partito: "L’elettorato premia la compattezza. Barattoni andrà in difficoltà sulla giunta"

Da sinistra Alberto Ferrero e Nicola Grandi, candidato del centrodestra

Da sinistra Alberto Ferrero e Nicola Grandi, candidato del centrodestra

Alberto Ferrero, consigliere regionale e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia: credevate davvero al ballottaggio contro il neo eletto sindaco Alessandro Barattoni o contro Pd e soci era impossibile? "Sapevamo che la strada era fortemente in salita, ma siamo partiti con l’intento di vincere. Alla fine il risultato ricalca quello delle regionali: centrosinistra al 60% e centrodestra al 40".

Fratelli d’Italia ha raddoppiato la percentuale: 8,79% alle comunali nel 2021, 16,78% questa volta: soddisfatto? "Sì, anche perché portiamo in consiglio comunale sei eletti, un numero mai visto, per le opposizioni, da quando è stato ridotto il numero dei consiglieri da 40 a 32. Però abbiamo perso e questo è innegabile".

Cosa avete sbagliato? "La percentuale altissima di chi non è andato a votare - circa il 50% -, la imputo in parte all’eccessiva frammentazione fra i candidati, che noi come Fratelli d’Italia abbiamo subìto".

Da un lato c’era il vostro candidato sindaco, Nicola Grandi, iscritto a FdI e appoggiato da Forza Italia e Viva Ravenna, dall’altro Alvaro Ancisi (Lega, Lista per Ravenna Popolo della Famiglia, Ambiente e Animali) e Veronica Verlicchi (La Pigna). Grandi ha ribadito, dopo il voto, la sua incompatibilità con La Pigna: conferma questa ’allergia’? "La volontà di fare fronte comune con il Pd, che per me è e sarà sempre l’unico avversario da battere, deve esserci sempre, non a farsi alterne. Noi abbiamo sempre cercato una convergenza la più ampia possibile, perché se dai l’idea di compattezza, l’elettorato ti premia".

I vostri elettori come hanno reagito? "Già in campagna elettorale in tanti mi hanno detto: anche questa volta siete andati divisi". Che poi, così su due piedi, non se ne capiscono le ragioni, se non la vanità personale. Quale è il motivo di tutte queste candidature? "Dovrebbe chiederlo a loro. Di norma è il piccolo che si accoda al grande. Lo fece Giorgia Meloni con Berlusconi quando FdI era al 3%. Mica chiese di fare il presidente del consiglio".

Il Pd ha la maggioranza con 17 voti su 32 consiglieri. Farà quello che vuole o le liste che l’hanno sostenuto faranno emergere possibili contraddizioni? "Ogni volta, dopo il voto, si dice: ’le differenze verranno fuori’, ma non succede mai, perché si trovano forme di compensazione. Barattoni è in continuità con un’amministrazione che ha cementificato tutto quello che poteva. Quindi Avs e M5S non sarebbero neanche dovute entrare in coalizione. Avendolo fatto, dubito che si mettano di traverso ora".

Barattoni su cosa può andare in difficoltà? "Sulle nomine degli assessori, a cominciare dal vicesindaco, andato sempre al Pri".

Grandi ha dichiarato che è possibile eliminare l’Irpef, pari a 13 milioni di euro. Barattoni ha replicato: ’impossibile, dovremmo tagliare i servizi’. La vostra proposta era lunare’? "No. Il Comune ha un bilancio da 350 milioni, tanto per avere un ordine di grandezza. Serve la volontà politica. I soldi li avremmo recuperati tagliando gli sprechi. Solo i costi del nuovo palazzetto dello sport sono aumentati di 10 milioni rispetto al progetto originario. Ecco, gestendo meglio quella partita, avremmo trovato quasi per intero i soldi per togliere l’Irpef un anno".

Luca Bertaccini