Alla Bottega Gatti La Madonna delle Grazie creata con il fango dell’alluvione

Davide Servadei racconta: "Utilizzato uno dei nostri stampi storici. Abbiamo voluto riprodurre un simbolo conosciuto, che dà forza e coraggio".

Alla Bottega Gatti  La Madonna delle Grazie  creata con il fango  dell’alluvione

Alla Bottega Gatti La Madonna delle Grazie creata con il fango dell’alluvione

Dal fango dell’alluvione di Faenza alla Bottega Gatti nasce la Beata Vergine delle Grazie. È quanto realizzato dalla storica fucina ceramica della città – duramente colpita dal disastro – che, utilizzando l’argilla portata con l’alluvione in città, ha deciso di realizzare una effige della patrona faentina. "L’idea – spiega Davide Servadei, titolare assieme alla sorella Marta della Bottega Gatti 1928 – è arrivata quasi per caso. Già il primo alluvione, quello tra la notte del 2 e il 3 maggio, aveva portato nel locale che ospita il nostro archivio storico, in via Silvio Pellico, quintali di fango, mandando sott’acqua decenni di testimonianza della nostra attività. Dopo aver ripulito tutto e tentato di salvare il salvabile, gli storici stampi ma non la documentazione cartacea, andata completamente distrutta, il colpo mortale in quel luogo è arrivato con l’alluvione di metà maggio".

Da quell’evento la famiglia Servadei, meta da decenni di centinaia di artisti di tutto il pianeta che nei locali in Borgo creano le loro opere, ha voluto cercare una lezione positiva. "Assieme ai milioni di metri cubi di acqua – spiega Davide Servadei – l’alluvione ha portato con sé l’argilla dai monti, materiale che noi ben conosciamo perché è la materia prima che viene usata da migliaia di anni nella realizzazione delle nostre opere. In realtà l’argilla usata per creare assume la sua plasticità dopo essere entrata a contatto, nei decenni, con materiali organici come il fogliame. Col tempo assume poi quelle caratteristiche ottimali che i ceramisti conoscono. Noi abbiamo abbreviato i tempi e provato a cuocerla per realizzarne una figura: alla ricerca della cifra tipica dei romagnoli, razza testarda che non si lascia fiaccare dalle avversità".

Dalla Bottega Gatti, quasi in maniera insensata almeno a prima vista, qualcuno ha così iniziato a raccogliere parte di quel fango che si era depositato nel locale che ospita l’archivio e che tanti in queste settimane avevano maledetto gettandolo nei tombini come fosse una iattura. "Dopo averlo setacciato per eliminarne le impurità – continua Servadei – lo abbiamo versato in uno degli stampi storici della nostra Bottega per creare la patrona di Faenza, la Beata Vergine delle Grazie".

Una volta cotto, il ‘biscotto’, questo il nome che viene dato all’argilla una volta che ha superato la porta del forno dei ceramisti, ha assunto un colore giallo paglierino "ben diverso dall’argilla che conosciamo ma per nulla senza carattere."L’aver creato una Vergine delle Grazie – conclude Servadei- – non vuol proporre solo una figura religiosa venerata in città: è stata anche la voglia di realizzare una icona tanto conosciuta attorno alla quale una comunità intera, quella della Romagna, riesce a trovare forza e coraggio anche nelle avversitò. Non sarà dipinta e dovrà rimanere così com’è, per non dimenticare quanto accaduto".