
Gli studi li cercano, ma loro non ci sono. Stiamo parlando dei praticanti dottori commercialisti, una razza in via di estinzione se si pensa che nel 2015 erano 27 e ora sono 13, troppo pochi per soddisfare le richieste dei circa 520 professionisti al lavoro in 400 studi professionali attivi in provincia di Ravenna, di cui circa il 60% nell’area del Comune capoluogo. E il praticantato è un passo obbligato per poi sostenere l’esame da dottore commercialista.
"Siamo in presenza di un forte disinnamoramento dei giovani rispetto alla professione di dottore commercialista – spiega Vincenzo Morelli, 63 anni, presidente dell’Ordine dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili della provincia di Ravenna – che evidentemente non è più attrattiva come in passato, anche in ragione del fatto che la professione viene raccontata dal mondo della comunicazione come una serie infinita di adempimenti, scadenze da rispettare con tanto lavoro e relativamente poca soddisfazione economica, peraltro da raggiungere negli anni". Che in parte è vero e in parte no.
"Certo che ci sono gli adempimenti, ma i dottori commercialisti – spiega Morelli – non fanno solo la dichiarazione dei redditi o gli adempimenti fiscali. Sono i primi consulenti delle imprese, operano nel mondo delle valutazioni delle aziende e hanno un ruolo importante rispetto al mondo della giustizia. Ciononostante i giovani laureati in Economia si allontanano sempre più dalla professione e preferiscono una più rapida sistemazione nel mondo del lavoro dipendente, non di rado anche all’interno degli studi con funzioni più vicine alla segreteria che alla professione". Eppure, una volta arrivati a scalare i gradini della professione, le soddisfazioni, anche economiche non mancano. In provincia di Ravenna un dottore commercialista con meno di 40 anni ha dichiarato nel 2021, in media, redditi Irpef per 35.700 euro (contro i 28mila del 2019) mentre coloro tra 41 e 60 anni sono ad una media di 85mila euro (erano 75mila nel 2019) e gli over 60 raggiungono i 74mila euro medi (contro i 71mila del 2019).
"A livello regionale – spiega Vincenzo Morelli – ci diamo da fare per promuovere il nostro mondo sia nelle scuole superiori che all’università puntando molto sulla soddisfazione che il lavoro dello studio professionale può dare e speriamo che questo sforzo dia i suoi frutti". Specie se abbinato ad un maggiore riconoscimento economico del lavoro svolto dal praticante in studio. "Certo – spiega Morelli - anche questo è importante e noi siamo disponibili a sostenere anche borse di studio per i tirocini abilitanti all’esame, in maniera da avvicinare di più i giovani. Del resto gli studi hanno bisogno di giovani, li cercano e non li trovano ormai più".
Dopo l’equo compenso, anche a livello di Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti, la battaglia ora è far sì che anche ai praticanti sia riconosciuto il diritto a un’equa retribuzione ma serve un sostegno perché non si può pensare di scaricare tutti i costi sul titolare dello studio. La strada potrebbe essere quella di un credito di imposta per le spese per i praticanti. Tra l’altro buone prospettive di lavoro si stanno aprendo anche grazie al lavoro nei tribunali dopo la riforma del codice della crisi d’impresa e "specie a Ravenna la gran parte delle procedure – conclude Morelli - vengono affidate ai giovani".
Giorgio Costa
