Allarme lavoro: quasi 5.400 persone in cassa

Boom degli ammortizzatori, ora anche le grandi aziende ne fanno richiesta. E il saldo nei contratti a termine è negativo

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Crescita della cassa integrazione parallela all’aumento dei contagi da Covid e alle misure restrittive adottate di conseguenza. Le grandi aziende, che fino a poche settimane fa avevano fatto ricorso in misura minima agli ammortizzatori sociali, ora cominciano a farne richiesta: "Un brutto campanello d’allarme" commenta Davide Gentilini, responsabile dell’Ufficio studi della Cgil. Il sindacato di via Matteucci ha elaborato i dati sulla cassa integrazione fino alla vigilia di Natale, i numeri sono in crescita e sono confermati i riflessi sociali che il virus sta esercitando in maniera crescente.

Preoccupa, ad esempio, il saldo negativo di 5.000 unità tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato: non è detto che siano 5.000 lavoratori in quanto una stessa persona può avere più contratti attivati nell’arco di tempo considerato, ma si tratta pur sempre di alcune migliaia di persone che hanno perso l’occupazione.

Per quanto riguarda la cassa integrazione, "la prima evidenza, rispetto al passato, è che l’aumento degli ammortizzatori sociali ormai segue di pari passo la crescita dei contagi e le conseguenti azioni restrittive del Governo" commenta Gentilini. Al 23 dicembre, sono 5.393 i lavoratori che ricorrono agli ammortizzatori di cui 3.100 dei servizi, e quindi, tra gli altri, anche di ristoranti, bar, alberghi, negozi e simili. È la prima volta che la categoria raggiunge questi livelli e le previsioni non sono certo in miglioramento, visto che si prevede una intensificazione delle restrizioni in base ai nuovi ‘colori’ assunti dalle regioni. Una situazione di difficoltà che prosegue dall’inizio della pandemia e che ha avuto una pausa soltanto nei due mesi estivi. Anche in questi giorni ci sono soltanto un paio di hotel aperti, diversi bar e ristoranti sono chiusi da tempo perché non si riescono a programmare gli acquisti dai fornitori, nel migliore dei casi, ma anche per via dei costi che ormai superano abbondantemente gli incassi.

Il dato progressivo delle ultime rilevazioni della Cgil mette quindi in evidenza l’escalation del ricorso alla ‘cassa’: 3.800 a fine agosto, 4.938 ai primi di ottobre, 5.393 a fine dicembre. Il timore del sindacato è dato anche dal progressivo avvicinarsi a quota 7.800, quello rilevato nel 2009 in occasione della crisi economica mondiale.

"C’è un altro fattore che deve far riflettere e riguarda le categorie che fino a oggi hanno fatto parte del panel della cassa integrazione – aggiunge l’ufficio studi della Cgil –. Fino alle ultime settimane il ricorso agli ammortizzatori riguardava per oltre il 60% i lavoratori dei servizi, poi una quota importante di piccole aziende di altri settori e minimamente le grandi imprese. Ultimamente il manifatturiero comincia a registrare numeri importanti. Non vorremmo che fosse il segnale di una crisi che sta diventando sempre più dura, proprio mentre stiamo andando verso la fine del blocco dei licenziamenti previsto, per ora, a fine marzo".

lo. tazz.