Alle radici del 25 aprile Ecco a chi appartiene la scelta di resistere

di Paolo Casadio

Dopo due anni di limitazioni pandemiche domani, finalmente in presenza, a Ravenna si festeggia la Liberazione: le celebrazioni hanno preso il via già da mercoledì scorso e per la giornata sono previste varie iniziative – pedalate, cortei, deposizioni di corone alle lapidi dei caduti. In realtà non è che la guerra sia finita il 25 aprile 1945: questo è il giorno in cui il CNAI - Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – proclamò l’insurrezione in tutti i territori sotto il controllo nazifascista, ancor prima dell’arrivo delle truppe Alleate. Sarà la cosiddetta resa di Caserta, firmata il 29 aprile, a stabilire il 3 maggio quale termine effettivo delle ostilità. Il 25 aprile rappresenta simbolicamente l’acme della Resistenza e l’inizio della fase di governo che porterà al referendum monarchia-repubblica e poi alla stesura della Costituzione.

I gruppi partigiani si riferivano ai partiti, e quindi furono i socialisti delle brigate Matteotti, i comunisti delle brigate Garibaldi, quelli di Giustizia e Libertà che si rifacevano al Partito d’Azione, i repubblicani delle Mazzini, le Fiamme Verdi di orientamento cattolico, e poi i liberali e persino i monarchici. Nati sulle ceneri del dissolto Regio Esercito all’indomani dell’8 settembre 1943, ai soldati che scelsero la montagna si affiancarono presto ragazzi che vennero a trovarsi, all’improvviso, di fronte alla guerra. E ragazze, quasi di pari numero agli uomini. La scelta di resistere, diversa nei modi, identica nella sostanza, appartiene anche agli IMI – Internati Militari Italiani: i soldati che non vollero aderire alla repubblica di Salò e vennero avviati ai campi di lavoro in Germania, in pratica schiavi, e molti non torneranno. Appartiene a quelle formazioni militari, come la divisione Acqui, che non cedettero le armi e furono trucidate. Appartiene ai diecimila militari della Wehrmacht che disertarono e spesso si unirono ai partigiani. Appartiene al carabiniere che avvertì, la sera prima, una famiglia di ebrei lughesi dell’imminente arresto, salvandoli. Appartiene a cittadini italiani come Vittorio Zanzi, Serafina Bedeschi, Anna Cortesi e Luigi Varoli, di Cotignola, che procurarono documenti falsi a ebrei e li nascosero, oppure ad Antonio Della Valle e Vincenzo Tambini, di Bagnacavallo, che fecero lo stesso, e ad altre centinaia di donne e uomini che anteposero la resistenza dell’umanità a ordini e leggi.