FILIPPO DONATI
Cronaca

"Alluvione, casse di espansione inutili". Centrodestra contro il piano regionale

Le consigliere regionali Elena Ugolini e Marta Evangelisti: "Progetti vecchi spacciati per nuovi". Il geologo Riccardo Galassi: "Piccole dighe e invasi nelle aste principali dove far laminare i fiumi".

La conferenza stampa del centrodestra in Regione a Bologna (fotoSchicchi)

La conferenza stampa del centrodestra in Regione a Bologna (fotoSchicchi)

"Quegli interventi sono probabilmente inutili". Sono parole destinate a suscitare polemiche quelle con cui la consigliera regionale di opposizione Elena Ugolini ha derubricato il sistema di casse d’espansione e aree allagabili che la Regione ha presentato a Faenza, all’arena Borghesi, una settimana fa. Considerazioni rovesciate nel dibattito sulle casse d’espansione che da una settimana agita Faenza e il bacino del Lamone, epicentro dell’alluvione del 2023 e fra i territori più colpiti nuovamente nel 2024. Già, ma perché proprio da Faenza è cominciato il progetto di messa in sicurezza dell’Emilia Romagna? Il presidente Michele de Pascale spiegò che dei ventitrè fiumi esondati nel 2023 si era scelto di concentrarsi per primi proprio su Lamone e Marzeno perché responsabili dei maggiori danni, in primis a Faenza e Traversara. È su questo aspetto che Ugolini sgancia il più deflagrante dei suoi ordigni: "Perché è stata scelta Faenza? Perché il prossimo anno ci saranno le elezioni amministrative". Una tornata elettorale alla quale, ha sintetizzato la consigliera, il presidente de Pascale e la sottosegretaria Manuela Rontini tengono molto, in quanto in programma nel cuore del loro feudo elettorale ravennate e faentino. "Ma il Lamone non sa che ci saranno le elezioni, ed esonderà dove deciderà di esondare". Parole destinate a incendiare un dibattito dalla temperatura già particolarmente alta.

Ma non è tutto: la consigliera regionale di Fratelli d’Italia Marta Evangelisti alza ulteriormente la posta, derubricando a "narrazione" quella del Pd sulla "eccezionalità degli eventi atmosferici dovuti al cambiamento climatico". La consigliera rincara poi ulteriormente la dose: "La Regione spaccia per nuovi progetti vecchi di anni, che simboleggiano l’incapacità di passare dalla fase progettuale a quella realizzativa". La realtà è un po’ più complicata: lo steso Armando Brath, al momento della presentazione del piano-casse, ha rimarcato come il progetto del 2025 rappresenti un’evoluzione di quello da lui redatto nel 2010, quando i contorni dell’attuale crisi climatica erano difficili da immaginare. Mentre lo studio di Brath prevedeva un sistema di ‘doppia’ cassa d’espansione in collina, attorno al Lamone e al Marzeno, quello attuale non solo lascia aperta la possibilità a una terza e a una quarta area all’altezza della frazione brisighellese di San Ruffillo, ma prevede, come noto, tre ulteriori casse d’espansione immediatamente a sud di Faenza (cui se ne aggiunge una quarta progettata dal Comune) e un’area allagabile nelle campagne a nord della città.

A contestare gli interventi messi a punto dalla Regione con l’Autorità di bacino del Po, sulla scorta dello studio realizzato dall’Università di Bologna, è il geologo Riccardo Galassi. Quanto propone Galassi è un sistema di "piccole dighe e piccoli invasi nelle aste principali, anche a monte di Brisighella e Modigliana, dove far laminare i fiumi. Quello che propongo è un reticolo di invasi, meno oneroso rispetto al ciclopico sistema di casse progettato dalla Regione nelle immediate vicinanze di Faenza. A questo vanno aggiunti migliori sistemi di raccolta delle acque piovane". Galassi smentisce la teoria molto diffusa circa il taglio della vegetazione intorno ai fiumi: "Gli alberi in salute vanno lasciati al loro posto – interviene –. I tagli indiscriminati visti in questi anni sono un errore macroscopico. Mentre in ambito arginale, in pianura, i canneti sono preziosi per stabilizzare il terreno". Le delocalizzazioni proposte dalla Regione sono una extrema ratio che Fratelli d’Italia e Galassi contestano: "Prima di delocalizzare interi quartieri proviamo a mitigare gli effetti delle ondate di piena". Il dibattito è destinato a proseguire a lungo.