Ravenna, 3 ottobre 2024 – Due alluvioni, due fascicoli, gli stessi consulenti. Anche per inondazioni e frane di metà settembre scorso, come già accaduto per quella di fine maggio 2023, la Procura di Ravenna ha ora aperto un fascicolo per disastro colposo. Contro ignoti, al momento. In attesa di conoscere l’esito della maxi-consulenza affidata agli stessi tre professori del politecnico di Milano già convocati per quanto accaduto nella primavera di un anno fa e, ironia della sorte, al lavoro giusto da poche settimane.
Si tratta di Gianfranco Becciu, esperto in costruzioni idrauliche; del geotecnico Claudio Giulio Mari di Prisco; e dell’idrologo Daniele Bocchiola. Il Procuratore capo Daniele Barberini, titolare di entrambi i fascicoli assieme al Pm Francesco Coco, ha spiegato che ancora una volta la scelta degli esperti da sguinzagliare sui chili e chili di faldoni fin qui raccolti tra sopralluoghi, esposti di cittadini, immagini e relazioni tecniche, è stata volutamente compiuta fuori regione. E che è ricaduta sugli stessi tre ingegneri visto che parte del lavoro da fare per inquadrare le due alluvioni è del tutto sovrapponibile. Un meccanismo che, per quanto riguarda l’alluvione del maggio 2023, ha portato pure la Procura di Forlì a individuare gli stessi consulenti: del resto - ha fatto notare il Procuratore Barberini - ci sono stati in quell’occasione identici eventi che hanno toccato entrambi i territori: vedi talune frane a ridosso del confine.
Per quanto riguarda i fatti di metà settembre nel Ravennate, il quesito affidato alla mano degli esperti è sostanzialmente sovrapponibile a quello sul quale già stavano lavorando: ovvero se quanto accaduto fosse prevedibile; e, nel caso, se fosse prevenibile. In questa occasione, visto che la porzione di territorio flagellata è stata più contenuta, sono state indicate anche circostanze specifiche. Tra le altre cose, verrà presa in considerazione pure la ormai celeberrima catasta di legna accumulatasi con le piene sotto al ponte ferroviario della frazione di Boncellino, nel comune di Bagnacavallo. In questo caso, le verifiche potrebbero puntare a capire quale sia stata l’esatta provenienza di quella legna: se ad esempio dai due cantieri di sfalcio aperti sui fiumi Lamone e Marzeno; nel caso, perché non sia stata rimossa alle prime allerte meteo; e quale incidenza possa avere avuto sulle esondazioni.
Proprio quel comprensorio aveva offerto il contesto al primo sopralluogo a caldo del pm di turno Coco: a partire da Traversara, la frazione più segnata dall’alluvione tra persone soccorse dagli elicotteri sui tetti e case da abbattere (in totale una decina). A quello, si sono poi aggiunti altri due sopralluoghi del Pm anche in zone collinari.
I documenti sui tavoli della Procura sono già tantissimi: gli esperti dovranno decidere per quanto tempo indietro si debba andare, tenendo anche presente che taluni reati che dovessero emergere, da un certo punto in poi sarebbero già prescritti. Novanta i giorni di tempo per il deposito delle conclusioni: eventuali proroghe verranno decise ogni tre mesi, con un occhio al limite massimo: l’indagine non può andare avanti più di un anno e mezzo. “L’iscrizione del fascicolo a ignoti è un atto dovuto - ha sottolineato il Pm Barberini -. Del resto tutte le volte che si verifica un disastro, si apre un procedimento penale. Quello che mi interessa ora, è dare risposte a chi ha perso tutto: il minimo che si possa pretendere, è capire come sia stato possibile”.
Sulla questione alluvione, ieri, in occasione di un sopralluogo al cantiere della tangenziale di Forlì, il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Galeazzo Bignami, ha puntato il dito contro la Regione che, a suo avviso, “non ha fatto interventi di prevenzione: vuole solo sottrarsi alle proprie responsabilità. Abbiamo dato 230 milioni, ne hanno rendicontati 49. Solo a luglio hanno versato rimborsi del 2019”. Secondo il viceministro, “sempre si può fare di più e meglio: ma non accettiamo lezioni da chi ha fatto peggio”.