"Ancora isolati a cinque mesi dall’alluvione"

Sant’Agata, marito e moglie anziani e con problemi di salute vivono in una casa la cui strada di accesso è chiusa perché ritenuta pericolosa

"Ancora isolati a cinque mesi dall’alluvione"

"Ancora isolati a cinque mesi dall’alluvione"

"Mia mamma piange sempre. Mio padre, che è cieco, si appoggia a lei. Vivono in una situazione di tristezza quotidiana". Parole che non possono lasciare insensibili. A parlare è Fabio Simoncelli, figlio della coppia quasi novantenne che, dopo l’alluvione del maggio scorso, vive ancora isolata a Sant’Agata sul Santerno. La loro abitazione, situata al civico 19 di via Mameli, è stata impraticabile per settimane. Gianni Simoncelli di 86 anni e Jole Corrente di 89, sono stati messi in salvo e portati al pala Sabin di Lugo, dopo un giorno e mezzo di isolamento al primo piano, lontani da cibo, acqua e medicine. La doppia corrente che confluiva proprio accanto alla loro casa, generata dalle rotture provocate sull’argine del Santerno non permettevano l’uso del gommone. L’abete secolare nel giardino rendeva impossibile anche l’utilizzo dell’elicottero. "I mezzi di soccorso sono riusciti a entrare usando una ruspa per forzare il cancello – spiega Fabio, che era a sua volta intrappolato nella casa in cui vive insieme alla moglie. "Per portarli in salvo, li hanno caricati sulle benna del mezzo. Poi li hanno trasferiti a Lugo dove hanno ricevuto assistenza medica". Jole, la più sofferente, fortunatamente si è ripresa.

Nei giorni successivi, la casa è stata sistemata in modo provvisorio, con mobili donati e interventi tampone, quel tanto che è bastato per consentire loro di farvi ritorno. Ma a quel punto la strada di accesso all’abitazione è stata sbarrata a causa della pericolosità, accertata dai vigili del fuoco, dell’immobile che la precede, di proprietà della Curia. "È stato definito pericolante – spiega Fabio –. La Curia lo vorrebbe demolire ma, trattandosi di un edificio storico, la Sovrintendenza non dà i permessi. Gli interventi per metterlo temporaneamente in sicurezza pare ammontino a circa 2.000 euro, cifra che la Curia sembra non abbia intenzione di spendere. E la strada continua a restare chiusa". Gianni e Jole soffrono entrambi di problemi di salute. Prima dell’alluvione, uscivano a fare qualche passeggiata e a raggiungere anche in modo autonomo la farmacia del paese per comprare le medicine. Ma la farmacia è ancora chiusa e il blocco della strada non aiuta. "Vivono sprofondati nel divano – spiega il figlio –. Sono malinconici, spenti, soli. Io e mia moglie andiamo a portare loro la spesa e le medicine. La casa si raggiunge solo a piedi. Il resto delle abitazioni lungo la via, hanno la possibilità di avere un secondo accesso ma la loro no". Dovesse esserci una necessità, i mezzi di soccorso riuscirebbero con fatica a raggiungere i due anziani. "Già con Hera abbiamo dovuto lottare perché non andavano a ritirare i rifiuti. Solo dopo diverso tempo, si sono dotati di un camioncino più piccolo, capace di passare e di fare manovra nel poco spazio disponibile, che va una volta a settimana. Ho chiesto aiuto a tutti coloro che, a mio parere, avrebbero potuto fare qualcosa, sindaco compreso, ma nessuno si prende questa briga". Fabio chiede soltanto di riaprire quel breve tratto di strada. "Anche gli artigiani non vengono a fare i lavori perché non sanno come entrare e dove mettersi – conclude. "Non vorrei dovesse capitare una tragedia prima che qualcuno, come spesso succede, riesca a intervenire. Mio padre ogni tanto ha bisogno dell’ambulanza ed anche mia madre è fragile. Non voglio pensare che possa capitare qualcosa per un tratto di strada chiusa che potrebbe riaprire facilmente".

Monia Savioli