Mi piacerebbe ricordare una persona che finché è stata in vita dava a Ravenna un colore speciale e diverso ad ogni suo passaggio. Si chiamava Annamaria Gambi. Forse il nome non è famoso, ma chi l’ha incontrata la ricorda sicuramente.
Vistosa (mai volgare), con abiti sempre variopinti, le scarpe alte, un trucco pesante, curato nei minimi particolari come un dipinto, che mascherava e insieme lasciava intuire una notevole bellezza. E poi i capelli, laccati sempre in alto. La si incontrava spesso in via Cavour. E ogni volta era come una apparizione. Rimaneva completamente indifferente ad ogni sguardo o reazione, e non lasciava trasparire un pensiero sugli altri, se non di neutralità. Parlai pochi minuti con lei una sola volta. E non ho il minimo ricordo della sua voce. Quasi che la parola fosse cosa subordinata ad altro. A quella bellezza da indagare osservando. È scomparsa anzitempo da circa 20 anni, ma spesso mi torna in mente, così originale. Mi faceva pensare tanto a una Turandot del periodo classico del teatro, anche se in realtà era unica. Come i mille colori che regalava a questa città. Andati via con lei.
Matteo F. Camerani