GIORGIO COSTA
Cronaca

Antiche scogliere del Delta del Po Rinasceranno alla foce del Bevano

L’idea è di introdurre, entro quattro anni, specie autoctone di ostriche e sabellarie

Antiche scogliere del Delta del Po  Rinasceranno alla foce del Bevano
Antiche scogliere del Delta del Po Rinasceranno alla foce del Bevano

di Giorgio Costa

Ripristinare le antiche barriere marine costituite da ostriche e sabellaria alla foce del Bevano, proprio in prossimità delle aree dell’Ortazzo e dell’Ortazzino venuti alla ribalta della cronaca per possibili progetti edificatori, grazie al progetto Life NatuReef da circa un milione di euro finanziato per 600.000 euro dall’Unione Europea e per i restanti 400.000 euro dal Comune di Ravenna.

Il progetto, presentato ieri pomeriggio a Marina di Ravenna, vedrà impegnati tecnici e professionisti di due dipartimenti dell’Università di Bologna, del Comune di Ravenna – che come ha spiegato il dirigente del servizio Ambiente Stefano Ravaioli ha investito in dieci anni la cifra di 16,5 milioni di euro per la difesa dei 37 chilometri di costa - del Parco del Delta del Po, di Proambiente, di Fondazione Flaminia e del Tecnopolo di Ravenna.

Il progetto - che l’assessora all’urbanistica del Comune di Ravenna Federica Del Conte ha definito "strategico anche per la sua possibile riproposizione in altri tratti costieri" - ha per scopo l’applicazione delle migliori pratiche disponibili per il ripristino delle antiche scogliere di ostriche e sabellarie, reintroducendo le specie autoctone in un raro tratto costiero non urbanizzato della costa dell’Alto Adriatico che è parte del Parco del Delta del Po. Ostriche e sabellarie formano “biocostruzioni” naturali che, ha spiegato l’ecologo Massimo Ponti dell’Università di Bologna, coordinatore del progetto, "erano molto diffuse in passato e banchi naturali di ostriche lungo le nostre coste sono descritti dallo scienziato bolognese Luigi Ferdinando Marsili e oggi di questi banchi restano misere tracce, mentre le scogliere di sabellarie, delicate ed effimere per loro natura, persistono solo in pochi tratti costieri, come habitat marginali, spesso associate alla presenza di barriere frangiflutti artificiali. Queste due specie sono in grado di creare strutture tridimensionali ricche di nicchie ecologiche che consentono un’elevata biodiversità e un habitat adatto per la riproduzione di molte altre specie".

E le strutture naturali che formano possono trattenere i sedimenti e dissipare l’energia delle onde, contrastando mareggiate, erosione costiera e subsidenza, che alla foce del Bevano sono particolarmente intense. Difendendo la costa, esse aiutano a proteggere la spiaggia e anche i retrostanti habitat costieri come le dune e la pineta.

Il progetto, della durata di quattro anni, inizierà a breve con i rilievi della zona sommersa ed emersa per poter progettare la collocazione e le dimensioni finali della scogliera.

Infatti, "per poter consentire l’insediamento di queste specie sarà creata – ha spiegato Renata Archetti, ingegnere idraulico dell’Università di Bologna - una base di frammenti calcarei composi da 1.780 cassoni di pietre che comporranno una superficie ampia oltre quattro chilometri quadrati su cui saranno posate le giovani ostriche e piccole colonie di sabellarie che fungeranno da nuclei di aggregazione".