Anziano caduto da barella, operatrice assolta

L’episodio si era verificato in pronto soccorso a Lugo. Il paziente aveva poi smesso di parlare e dopo due mesi era morto

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Il paziente, un 85enne di Bagnacavallo, quel giorno era stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Lugo per via di febbre e altri sintomi. Ma all’improvviso era caduto da una barella: in seguito, come riferito dal figlio, non aveva più parlato. Infine a un paio di mesi dai fatti, era deceduto anche se il medico legale Donatella Fedeli incaricato dall’accusa aveva l’escluso il nesso di causalità tra i due eventi (caduta e morte).

Per quanto accaduto il 7 agosto 2018, nel primo pomeriggio di ieri il giudice Roberta Bailetti ha assolto l’imputata - una operatrice socio-sanitaria oggi 58enne e difesa dall’avvocato Franco Randi - "per non avere commesso il fatto". Per la donna, imputata di lesioni colpose in ambito sanitario che avevano messo la vita del paziente a rischio, la procura aveva chiesto invece la condanna a 15 giorni di reclusione.

"Credo che in questo processo ci sia un grande assente - ha detto in requisitoria il pm d’udienza Cristina D’Aniello -: l’Ausl Romagna, perché quando una persona entra in ospedale e ha un infortunio, dev’essere l’ospedale a farsi carico del risarcimento". In merito all’imputata, rivolgendosi direttamente al giudice ha poi aggiunto: "Qui davanti a lei c’è, senza offesa, l’ultima ruota di questo carro" alla quale "viene contestata una minima disattenzione nel contesto del pronto soccorso". In particolare per il pm "le barelle non erano idonee a contenere persone: ma c’è stata pure una disattenzione" dell’imputata "che emerge dalle dichiarazioni figlio del paziente" ed è "riportata già negli atti del pronto soccorso". Per questo "chiedo le generiche perché il fatto colposo sta in primis in capo all’azienda. Era un processo che non si doveva fare: chi si fa male, dev’essere risarcito dall’ospedale".

L’avvocato Sara Scarpellini, in sostituzione della collega Cristina Bernardo parte civile per i familiari del defunto, ha sottolineato che "alle 7.16 era stato scritto che il paziente era caduto a sponde sollevate; poi un secondo referto delle 7.30 aveva fatto riferimento a un cedimento: due versioni in netto contrasto. Se il paziente era in stato letargico, difficile che abbia scavalcato le spondine: più plausibile che la spondina fosse stata male agganciata e avesse ceduto". Il difensore Randi nella sua arringa ha esordito precisando di non difendere "il pronto soccorso o l’ospedale Lugo ma difendo una oss accusata di non avere alzato le sponde o non avere sorvegliato il paziente. Il figlio ha riferito che l’uomo era caduto a terra da 90 centimetri e aveva sbattuto la testa: poi non aveva più parlato ed era morto dopo due mesi". Su questo punto, il medico legale " ha escluso il nesso causalità. C’è stato un danno, certo: ma non era l’imputata che aveva fatto l’intervento igienico alle 5.30. E non sappiamo chi fosse stato perché al momento della pulizia vengono fatti uscire tutti". In quanto alla barella, "eventualmente riguarda una causa civile per l’ospedale". Per questo la richiesta dell’avvocato è stata per una assoluzione piena, così come è stato.