Archiviato l’incendio al capannone Antarex

Per il gip, come rilevato dal pm, non c’è certezza che fosse stato veramente doloso. Due le persone che erano state indagate

Archiviato l’incendio al capannone Antarex
Archiviato l’incendio al capannone Antarex

Non si è riusciti a dimostrare con sufficiente grado di sicurezza che quell’incendio era stato doloso. Di conseguenza nemmeno la contestata frode assicurativa potrebbe essere potata a processo. Questi, in sintesi, i motivi che hanno spinto ieri mattina il gip Andrea Galanti - come chiesto dalla procura - ad archiviare il fascicolo per il rogo divampato la notte del 26 gennaio 2022 all’interno di un capannone di via Proventa a Faenza nel complesso industriale in leasing alla ditta manfreda Antarex Arredamenti (era parte offesa).

L’archiviazione era stata caldeggiata anche dagli avvocati Ermanno Cicognani, Luigi Gualtieri ed Ernesto Siracusa per conto dei due indagati in concorso per incendio e per fraudolento danneggiamento di beni assicurati: ovvero i legali rappresentanti delle società Atim srl ed Emiro Holding sa. Alla richiesta della procura, si era opposta Axa Assicurazioni spa (avvocato Aloma Piazza) chiedendo al giudice una imputazione coatta per frode assicurativa.

Nella sua richiesta, il pm titolare Silvia Ziniti aveva rilevato che esistevano indizi "fortemente suggestivi di una responsabilità": e tuttavia "non sono gravi, precisi e concordanti". Vuoi perché le prime dichiarazioni dei due indagati non erano utilizzabili, vuoi perché la "natura dolosa dell’incendio" era stata dedotta per "mera esclusione di altre condotte colpose". In aggiunta uno dei due accusati, al momento delle rogo "si trovava certamente a Milano".

Lo scenario di un gesto volontario, era stato introdotto dall’ingegnere manfredo Carlo Dall’Oppio, oggi comandante nazionale dei vigili del fuoco, incaricato dal pm per fare luce sull’accaduto. In particolare nella sua relazione, l’esperto aveva escluso un cortocircuito, un fulmine o un mozzicone. Inoltre le basse temperature di quel giorno, a suo avviso portavano a escludere pure l’autocombustione. In definitiva "l’unica e possibile causa d’incendio" a suo avviso era stata "quella ascrivibile a un’origine dolosa" con questa eventuale dinamica: "L’incendiario esperto potrebbe avere utilizzato congegni di innesco programmati per attivarsi con ritardo predeterminato" e così avere avuto la possibilità di allontanarsi e di "precostituirsi un valido alibi".

Tutte le tematiche proposte dall’ingegnere Dall’Oppio, erano state scandagliate dal pm Ziniti nella sua richiesta e ampliate alla luce di altri elementi di natura commerciale e assicurativa. Nel documento del pm si faceva presente come l’incendio avesse interessato la porzione di fabbricato in uso ad Atim, srl attiva nel commercio di fotoriproduttori, e a Emiro Holding, sa specializzata in abiti da cerimonia lì presente in sublocazione da Atim. Il resto della struttura era in uso ad Antarex, srl che opera nel settore grandi cucine e arredamenti per alberghi. Da ultimo la proprietà dell’immobile risultava essere della Fraer Leasing spa. Le fiamme si erano sviluppate al centro dell’area di Atim là dove erano stati ammassati più di 600 fotoriproduttori su una superficie di 200 metri quadri. Attorno vi erano inoltre circa mille unità di toner. Il 28 luglio 2021 era stata stipulata una polizza sul capannone: 2,5 milioni per danni alla merce e 700mila euro per danni alla struttura, aggiungendo il 17 settembre altri 150mila euro per danni da incendio nonostante un valore di magazzino – secondo l’atto di opposizione di Axa – di soli 45 mila euro. Indizi "fortemente suggestivi" per il pm, ma non sufficienti per il processo: uguale ad archiviazione.

Andrea Colombari