Omicidio di Faenza: Arianna parte civile contro il padre

La giovane è intenzionata a costituirsi anche verso l'esecutore materiale reo confesso Barbieri. Indagini verso la chiusura

Arianna con il padre, Claudio Nanni

Arianna con il padre, Claudio Nanni

Ravenna, 23 luglio 2021 - Il tempo dà consiglio. Il proverbio è datato, la lezione che reca è attuale. Del resto è probabilmente in questa direzione che va letta l’intenzione di Arianna Nanni di costituirsi parte civile nel processo che si aprirà per la morte della madre, la 46enne Ilenia Fabbri massacrata il 6 febbraio scorso a cavallo delle 6 all’interno del suo appartamento di via Corbara a Faenza.

Aggiornamento Omicidio di Ilenia Fabbri: Arianna rompe col padre

Arianna con il padre, Claudio Nanni
Arianna con il padre, Claudio Nanni

Scelta tutt’altro che scontata: vuoi perché tra gli indagati, oltre al 53enne Pierluigi Barbieri, alias ’lo Zingaro’, di origine cervese ma residente nel Reggiano ed esecutore materiale del delitto reo-confesso, c’è anche il padre 54enne, il meccanico manfredo Claudio Nanni  inquadrato dall’accusa come mandante. Ma soprattutto perché nelle fasi iniziali delle indagini, Arianna aveva ostinatamente difeso il padre arrivando a ritagliare per lo Zingaro un ruolo quasi autonomo per l’assassinio della madre.

"Invece di parlare di Claudio, parlate di Barbieri Pierluigi che ha fatto quello che ha fatto", aveva detto ai giornalisti che le chiedevano del ritrovamento a poche centinaia di metri da via Corbara della buca scavata - secondo Barbieri - dal Nanni per seppellire la madre dopo averne cancellato i connotati con l’acido: "So che l’hanno trovata ma non ci credo. È un’invenzione di Luigi". E in quanto agli attrezzi poi sequestrati dalla squadra Mobile sul luogo di lavoro del 54enne, "l’acido è per l’officina, è quello che si usa per l’officina" mentre la vanga "è quella che usava per spalare la neve, pensa un po’... Sì, ho letto che Pierluigi aveva già tentato due volte di uccidere mia madre, non lo so... non è andata così". Qualche dubbio nella testa della ragazza era però affiorato tanto da spingerla a più riprese a chiedere formalmente al magistrato, invano, di potere incontrare il padre in carcere: "Lo voglio guardare in faccia, ho cose da chiedergli".

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Accadeva a fine marzo, ma ora sembra una vita fa. Uno spartiacque che si è profilato quando il Comune di Faenza, con tanto di conferenza stampa, il 24 maggio scorso ha annunciato la sua intenzione di costituirsi parte civile assieme a un’associazione attiva nella tutela delle donne. Certo, le indagini devono essere ancora chiuse: e dunque si tratta solo di una manifestazione di intenzione. Di fatto Arianna, persona offesa nel procedimento, deve avere vissuto quel momento come una fastidiosa esclusione tanto che sono seguiti, anche grazie al suo legale Veronica Valeriani, contatti con il Comune culminati in un incontro al quale erano presenti sindaco e due assessori d’area.

L’amministrazione manfreda giusto poco tempo prima aveva deliberato un paio di buoni pasto da 100 euro e il pagamento di varie bollette a favore della ragazza la quale, a causa delle ripercussioni legate al delitto, a lungo è rimasta a casa dal lavoro (un call center di una ditta di Forlì che vende infissi) con inevitabili ricadute sul reddito (da qui l’istanza di aiuto del suo legale con tanto di Isee allegato).

In tutto questo, si era evidentemente già inserito un percorso di analisi interiore sulla condotta del padre. Ma fino a che punto? Certo, per sapere che tipo di costituzione di parte civile uscirà, dovremmo attendere almeno la notifica della chiusura delle indagini. Sembra però ormai chiaro che Arianna abbia imboccato una strada di revisione critica dei fatti. E la scelta di non riassumere la causa di lavoro da 500 mila euro che la madre aveva intentato contro il padre, non va certo nella direzione opposta ma appare avere una valenza puramente psicologica: non tornare su quei momenti per non rinnovare il dolore. In fondo, al di là della portata delle responsabilità dei singoli, quella causa ha rappresentato il motore che ha portato all’omicidio della madre. Per il resto, per la chiusura dell’inchiesta della polizia coordinata dal pm Angela Scorza, potrebbe ormai essere questione di poco ancora. E nel caso, già entro fine anno si potrebbero spalancare le porte della corte d’assise di Ravenna.