Porto Ravenna, la protesta: "Non carichiamo armi per Israele"

Nei prossimi giorni deve arrivare in porto una nave per imbarcare container con materiale esplosivo destinato ad Israele

Un soldato dell’esercito israeliano

Un soldato dell’esercito israeliano

Ravenna, 22 maggio 2021 - "I lavoratori del porto di Ravenna si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possa alimentare il conflitto tra Israele e Hamas, ripreso in queste settimane nella Striscia di Gaza". La presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil e delle loro categorie dei trasporti, Filt, Fit e Uiltrasporti si riferisce all’arrivo al Tcr di una nave che "nei prossimi giorni ormeggerà al porto di Ravenna per imbarcare un container contenente materiale esplosivo. La nave sbarcherà il carico in un porto israeliano" probabilmente Ashdod, dove erano dirette altre navi oggetto di contestazioni negli ultimi giorni nei porti di Napoli e Livorno ad opera dei Cobas. Va detto che due notti fa Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco.

Un soldato dell’esercito israeliano  

A fare chiarezza , nel pomeriggio di ieri, è stato lo stesso Gruppo Sapir. "La notizia del possibile imbarco, avvalendosi delle strutture di una società del gruppo, di un container che contenga parti riconducibili alla categoria di pericolosità 1 (infiammabili, esplosivi), risponde al vero. Ogni altra notizia o circostanza non è nota né può esserlo a chi effettua il caricamento del container".

image

Sul piano meramente tecnico-burocratico nulla impedisce di caricare il container in questione sulla nave per Israele. Compito del Gruppo Sapir, infatti, "è assicurarsi che i traffici avvengano nel rispetto delle leggi dello Stato. Ciò è avvenuto per quanto riguarda la gestione del container in oggetto, sottoposto ad un particolare regime autorizzativo e a particolari modalità operative per l’imbarco, come per tutti i materiali compresi nella classe 1. Correlativo al rigore normativo è stato particolarmente serio l’impegno del terminal, come in tutti i casi analoghi". Se il terminal non operasse secondo questi principi si potrebbero prospettare "ipotesi distorsive delle attività economiche delle quali gli operatori terminalisti potrebbero essere chiamati a rispondere nei confronti degli enti di controllo".

Per i sindacati "la possibilità che il carico sia destinato ad alimentare il conflitto che in questi giorni sta infiammando il Medio Oriente è altissima". "Nel caso la nave dovesse effettivamente presentarsi al carico per imbarcare quei container – aggiungono le tre sigli sindacali - i lavoratori del Terminal di carico e della Cooperativa Portuale si mobiliteranno e le organizzazioni sindacali di categoria dichiareranno lo sciopero impedendo l’operazione".  

La società terminalista precisa, quindi, "la propria idea su quanto accade". Le donne e gli uomini del Gruppo Sapir "chiedono allo Stato italiano di farsi interprete presso tutte le sedi internazionali, della necessità di dare la pace a una delle zone più martoriate del pianeta e di agire concretamente in questo senso facendo tutto ciò che sia possibile".

lo. tazz.