ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Arrivata in Italia da poco. Finì subito sulla strada

Aveva ottenuto un permesso di soggiorno come colf. Anni di indagini .

Iolanda Castillo, aveva 34 anni

Iolanda Castillo, aveva 34 anni

Un omicidio rituale, la reazione cruenta di un cliente insultato o deriso, rivalità nel mondo delle lucciole, addirittura l’ombra del serial killer di prostitute. All’inizio le indagini sull’omicidio di Iolanda Castillo hanno scandagliato tutti i possibili scenari, a 360 gradi. Per calarci in quelle atmosfere, abbiamo consultato il libro ‘Delitti imperfetti’ dei colleghi Nevio Galeati e Carlo Raggi. Una cavalcata tra omicidi perlopiù irrisolti compiuti tra il 1970 e il 2003: e il contesto è spesso quello del mondo della prostituzione. Eccoci arrivati alle 5 del mattino del 5 maggio 1996.

A chiamare i carabinieri è Rosa, una 35enne inserviente in un albergo: a casa sua in via Cotignola a Lido di Savio, le finestre sono aperte ma la sua amica Iolanda non risponde più al telefono. Quando i militari del Radiomobile rivierasco arrivano sul posto, il tanfo rivela da subito che dentro casa c’è un corpo in decomposizione (l’autopsia chiarirà che la morte risale a tre giorni prima). La donna è supina sul letto, nessun vestito addosso, due coltelli conficcati nel petto e segni inequivocabili sul corpo: è stata massacrata. Una mattanza anche se l’assassino non ha probabilmente avuto la necessità di lavarsi. Del resto i Ris chiamati dal pm Gianluca Chiapponi, di tracce non ne trovano né in bagno né in cucina.

Dalla verifiche emerge che Iolanda, arrivata a marzo sul litorale ravennate, aveva ottenuto il permesso di soggiorno come colf e da meno di un anno si trovava in Italia. Rosa non sapeva che facesse la prostituta: l’aveva conosciuta da poco in discoteca e si era data da fare per trovarle un lavoro. Quindi una settimana prima del delitto era partita per andare dai suoi parenti al Sud. Le indagini imboccano presto la via della prostituzione. Emerge che Iolanda fa parte di un giro ampio dove le inserzioni le mette una brasiliana attraverso un’agenzia di Rimini; il cellulare indicato, passa di mano in mano. Gli inquirenti cercano testimoni: ma l’assassino è entrato in azione di sera: e in quel momento dell’anno nel condominio abitano solo due pizzaioli, che a quell’ora lavorano. Ultima a vederla in vita, sono un paio di operai che stanno sistemando un impianto dello stabile: solo dettagli. L’assassino e Iolanda – ipotizzano gli inquirenti – si conoscono dato che i tabulati non mostrano chiamate a ridosso della morte. Il giorno del delitto viene setacciato minuto per minuto, ma non emerge nulla di significativo. Nemmeno la pista imboccata circa un mese dopo – il protagonista è un trentino residente nelle Marche con precedenti per violenza e sfruttamento della prostituzione – sortisce risultati. L’ultimo sussulto arriva nel 2008 quando però nemmeno la pista imboccata dal pm Roberto Ceroni porta al nome dell’assassino.

a.col.